Soldi spariti della Lega. I fiscalisti restano ai domiciliari. Il Riesame respinge i ricorsi di Manzoni e Di Rubba. La Procura segna un punto, si va verso il rito immediato

Si avvicina la resa dei conti sul caso della Lombardia film commission. Dopo che il Tribunale del Riesame di Milano ha confermato la misura degli arresti domiciliari per i fiscalisti della Lega, Alberto Di Rubba (nella foto) e Andrea Manzoni, la Procura è pronta a un nuovo affondo con la richiesta del giudizio immediato, motivata dai gravi indizi di colpevolezza, nei loro confronti e in quelli degli altri tre arrestati ossia Luca Sostegni, Michele Scilieri e Fabio Barbarossa, tutti coinvolti nell’inchiesta sulla compravendita gonfiata, pagata con soldi pubblici, dell’immobile di Cormano. Ai tre commercialisti del Carroccio, il procuratore aggiunto Eugenio Fusco e il pubblico ministero Stefano Civardi, contestano la turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e il peculato.

OPERAZIONI SOSPETTE. Un’inchiesta che sembra espandersi a macchia d’olio con i magistrati che, seguendo la pista dei soldi, quasi quotidianamente scoprono nuove operazioni sospette. Tra le ultime manovre finanziarie, in cui sarebbero avvenuti scambi di denaro di cui non si conosce la provenienza, è finita nel mirino dei pm l’operazione da 29 milioni di euro in cui sembra esser stato usato uno schema del tutto simile a quello già visto nella compravendita della sede della Lombardia film commission. Al centro dell’inchiesta c’è l’acquisizione e la successiva vendita dell’imprenditore bergamasco Marzio Carrara, quest’ultimo non indagato, delle aziende di stampa Nuovo istituto di arti grafiche.

Si tratta di uno stabilimento tipografico con centinaia di dipendenti e che è stato messo in vendita nel 2017 dal Fondo tedesco Bavaria e comprato, per ben 5 milioni di euro, dall’imprenditore bergamasco. Dopo appena quattro mesi l’acquisto diventa un vero e proprio affare perché Carrara, grazie alla creazione di una società di cui Di Rubba è amministratore, riesce a rivendere al gruppo Pozzoni la gigantesca tipografia alla cifra record di 29 milioni di euro. Una vicenda su cui, stando a quanto trapela, starebbero lavorando i magistrati milanesi e per la quale ieri è intervenuto lo stesso Carrara che ha affermato: “Ammetto di aver fatto più operazioni industriali sul territorio bergamasco ma mi accostano a determinate situazioni solo perché il mio consulente si chiamava Alberto Di Rubba, legato al movimento politico della Lega Nord. Io non ho niente a che spartire con il movimento Lega Nord, sono stato fornitore ma tutte le mie iniziative imprenditoriali non hanno niente a che fare con il movimento politico. Da oggi partono tutte le precauzioni del caso per tutelare la mia immagine e quella delle mie aziende”.

SOSTEGNI VUOTA IL SACCO. Che l’inchiesta sia tutt’altro che conclusa lo si capisce anche dal fatto che ieri è stato interrogato per la quinta volta Sostegni, ritenuto il prestanome del commercialista leghista Scilieri. Un’audizione fiume quella dell’uomo che da tempo collabora coi magistrati, in cui è stata affrontata soprattutto la questione della fiduciaria Fidirev attraverso la quale sarebbero transitati parte degli 800 mila euro incassati in relazione alla vendita gonfiata del capannone di Cormano. Soldi che, stando al racconto dell’indagato, sarebbero poi finiti sui conti di altre società con sede in Svizzera.

SUMMIT TRA PROCURE. Quel che è certo è che l’indagine sulla Lombardia film commission, giorno dopo giorno, mostra sempre più punti in comune con quella genovese sui 49 milioni di euro frutto di una truffa sui rimborsi elettorali e compiuta ai tempi di Umberto Bossi e Francesco Belsito. Sovrapposizioni di nomi e di operazioni sospette per le quali il procuratore aggiunto di Milano Fusco si è recato in Liguria per incontrare il suo omologo genovese Francesco Pinto e fare il punto delle rispettive indagini. Un summit tenuto sotto il più stretto riserbo e in cui i due magistrati hanno concordato che dovrà essere valutata, volta per volta, la competenza territoriale in relazione alle numerose operazioni finanziarie sospette individuate e in cui compaiono Manzoni, Di Rubba e altri imprenditori tra cui Francesco Barachetti, quest’ultimo già indagato dalla Procura di Milano.