Solinas moltiplica le Asl, ma il Governo fa ricorso. La riforma sovranista della sanità sarda aumenta i manager e le possibilità di piazzare gli amici

Anche in piena emergenza Covid la politica non rinuncia alle grandi e spericolate manovre attorno alla sanità. La tentazione di mettere sempre di più le mani nella gestione delle strutture che dovrebbero essere in prima linea solo per garantire la salute dei cittadini è troppo forte. Il governatore sovranista sardo Christian Solinas ha così varato una riforma per ripristinare le otto vecchie Asl con personalità giuridica, moltiplicando le poltrone e rendendole disponibili anche per chi sinora non ne aveva titoo.

Ma questa volta la manovra si è scontrata con un Governo deciso a stoppare certi sistemi e, dopo i rilievi trasmessi a Giunta e Consiglio regionale della Sardegna quasi due settimane fa, Palazzo Chigi ha impugnato la norma ricorrendo alla Corte Costituzionale. Tre gli articoli contestati quelli che riguardano la nomina dei direttori generali nelle aziende sanitarie, gli elenchi regionali degli idonei alle cariche di vertice aziendali e la nomina dei commissari straordinari. Secondo il Consiglio dei ministri, questi articoli “invadono la competenza concorrente statale”.

“Solinas revochi subito le nomine”, attacca la deputata del M5s Mara Lapiaincalza, segnalando che “è palesemente illegittima la delibera di Giunta del 23 ottobre 2020, che nomina il dottor Massimo Temussi commissario straordinario di Ares e commissario di Ats”. Infatti, spiega la parlemantare nuorese, “Temussi, chiamato a dirigere la nascente azienda, non risulta iscritto nell’albo nazionale degli idonei”.