Sollecito innocente fino a prova contraria. La sua apparizione tv non è un processo mediatico

Sollecito come opinionista in tv non s’ha da fare. Anche se è innocente. Il motivo di questo anatema è quanto meno incoerente.

In televisione abbiamo visto e ascoltato di tutto. Abbiamo mostrato indulgenza nei confronti di colpevoli di reati più o meno gravi. Abbiamo permesso che tutti esprimessero la propria opinione con l’alibi del diritto di cronaca. Abbiamo ascoltato chi ha deturpato con l’acido Lucia Annibali senza cambiare canale perché chi conduceva aveva l’autorevolezza per farlo.  Abbiamo perdonato e difeso il diritto di reinserimento nella società di chi ha finito di scontare la propria pena. A prescindere dal reato commesso.

Ed oggi, che c’è un ragazzo che è stato definitivamente assolto all’accusa di avere partecipato all’omicidio di Meredith Kercher, Raffaele Sollecito, che per anni ha subìto e conosciuto processi e con essi la macchina della giustizia e i suoi ingranaggi, gli puntiamo il dito addosso. Il fatto che se si occuperà in televisione di commentare casi di cronaca e di giustizia sembra stridere con una persona e distorta percezione del pudore.

Evidentemente c’è chi non l’ha mai considerato innocente  e il garantismo è discrezionale. Perché la giustizia, i tribunali non bastano. Esiste un’altra giuria, mediatica, che sceglie gli innocenti di serie A e quelli di serie B.

Il direttore di tgcom24 Paolo Liguori è stato invece lungimirante. In mezzo a tuttologi senza nessuna specializzazione ha scelto per il programma condotto da Remo Croci, “Il Giallo della Settimana”, un ospite fisso che ha il diritto di non nascondersi.

Fino a prova contraria.