Sondaggi politici: perché la fiducia in Draghi è in calo

sondaggi politici lo dicono chiaramente: la fiducia in Mario Draghi è in calo. Di sette o otto punti secondo alcuni istituti. Perché?

Sondaggi politici: perché la fiducia in Draghi è in calo

I sondaggi politici lo dicono chiaramente: la fiducia in Mario Draghi è in calo. Di addirittura sette o otto punti secondo alcuni istituti, mentre per altri l’arretramento è meno marcato. L’ultima conferma arriva dal sondaggio di Ipsos illustrato ieri da Nando Pagnoncelli. Il presidente del Consiglio passa in un mese dal 69 al 62% (-7 punti), l’esecutivo dal 62 al 56% (- 6).

Sondaggi politici: perché la fiducia in Draghi è in calo

Il sondaggista parla di un rimbalzo tecnico dopo la grande fiducia iniziale del primo mese. Il Fatto Quotidiano parla dei sondaggi politici su Draghi e delle difficoltà nella fiducia cominciate questo mese con alcuni esperti. Antonio Noto di Noto Sondaggi dice che i numeri di Draghi “sono in calo perché sembra che gli manchi un progetto. Non c’è un cronoprogramma, una pianificazione che faccia capire quali siano le intenzioni del governo nel lungo periodo. Draghi era partito con una credibilità enorme, era vissuto come un manager di successo, un uomo d’azione che prende in mano la situazione e segue un piano chiaro, preciso. Invece la percezione è che un piano preciso non esista”.

Proprio per questo, spiega il sondaggista, “l’attesa nei confronti di Draghi resta molto alta, ora ci si aspetta una strada da seguire. Magari c’è già, ma lui non la comunica. Così viene a cadere l’elemento di rassicurazione che aveva garantito numeri di consenso elevatissimi al premier. Poi c’è un altro fattore: nell’immaginario collettivo non esiste una squadra di governo omogenea, ma singoli ministri. Non trapela l’idea di una coesione, non c’è gioco di squadra”.

Roberto Weber, che ha diretto l’istituto di sondaggi SWG e dal 2013 è alla guida di Ixè, aggiunge altro. Ovvero che “Draghi si dovrà incontrare o scontrare con un’insofferenza che è latente ma  esiste nel Paese. Poi c’è la questione dei vaccini: una questione che se non dovesse essere risolta rischia di far scricchiolare non tanto Draghi, quanto l’intera impalcatura europea. Detto questo, la flessione del suo consenso è anche fisiologica, partiva da un numero davvero molto alto. La fase di “santificazione” è terminata, Draghi nei miei sondaggi è attorno al 57% della fiducia, alla pari con lui c’è Giuseppe Conte, che resta su numeri davvero alti, malgrado in questo periodo sia in una posizione laterale”.

Sondaggi politici oggi: Draghi, governo e fiducia in calo

In un sondaggio curato da Fabrizio Masia di Emg Acqua, presentato durante la puntata di giovedì di Agorà su Rai2. Pur essendo sceso di 7-8 punti nell’arco dell’ultimo mese, tuttavia il premier conserva la fiducia del 56% degli intervistati. A seguirlo, nella classifica del gradimento al 41%, sono Giuseppe Conte (-1% rispetto a una settimana fa), e Giorgia Meloni che guadagna un punto. Per Masia la ragione è dovuta “alla bassa esposizione mediatica di Conte che, tuttavia, potrebbe subire dei forti cambiamenti qualora dovesse assumere il ruolo di capo politico dei pentastellati”.

A seguire c’è il leader della Lega, Matteo Salvini, stabile al 34% delle preferenze, mentre guadagna l’1% su base settimanale il governatore del Veneto, Luca Zaia, che affianca Salvini al 34%. IL presidente della regione Emilia Romagna con il 33% delle preferenze fa meglio del segretario del Pd Enrico Letta al 31%. Chiude la classifica il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, che perde un punto e raccoglie il 26% della fiducia degli elettori.

L’ultimo sondaggio di Ipsos dice invece che l’apprezzamento nei confronti del governo e quello del presidente Draghi sono in calo rispettivamente di sei punti e di sette. A calare sono le aree geografiche che avevano manifestato all’inizio il gradimento più alto: Nordest e Centro-Nord. Il calo è più marcato in categorie come coloro che hanno condizioni economiche elevate, laureati, ceti dirigenti o impiegatizi. E, insieme, Draghi piace meno agli operai, ai lavoratori autonomi e ai lavoratori con contratti a termine.