L’indegnità di questo governo è evidente, visto che fiancheggia lo Stato genocida. Ma la cosa che ora indigna è che non vuole pagare il volo di rimpatrio per gli attivisti della Flotilla. Una vergogna. E alla Meloni chi li paga tutti i vestiti di lusso che sfoggia?
Mirella Danesi
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Gentile signora, alla Meloni è sembrato troppo costoso pagare un volo in low cost per qualche decina di italiani. Ma è giusto così: il governo ha speso già tanto per rimpatriare il torturatore libico Almarsi con un aereo di Stato per ospiti Vip, assistito da steward e hostess in divisa, servito di pranzo gourmet, vino, caffè e whiskey. E non dimentichi le spese per portare gli immigrati in Albania e riportarli in Italia ogni due giorni, mentre nei centri vuoti si alterna il personale di custodia che non custodisce nessuno ma costa un mucchio di soldi tra viaggi, indennità di trasferta, vitto e alloggio in albergo. E poi ci sono i soldati israeliani che dopo lo stress del genocidio (pensi che lavoraccio ammazzare ogni giorno uomini disarmati, donne e bambini) vengono a decomprimersi in Sardegna e nella Marche, dove, per via della non amabile accoglienza delle popolazioni locali, devono essere protetti giorno e notte da carabinieri, esercito e servizi segreti, non sia mai che uno di loro si faccia male o si ferisca un dito stappando lo champagne. Sono costi, sa? Quanto agli abiti di rappresentanza della Meloni, non so chi li paghi, ma servono a coprire il niente assoluto sotto tutti i punti di vista. E definire “il niente” la capa di un governo filo genocida è un pietoso eufemismo.
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