Sovranisti per caso. Ecco tutti i Fratelli d’Italia che votarono il Mes. Da Urso a Rampelli passando per Nastri Totaro e Marsilio. Gli ex Pdl non ebbero avuto dubbi a dire Sì alla norma europea

Oramai abbiamo imparato la tiritera che Giorgia Meloni continua a ripetere da giorni con l’unico obiettivo di attaccare il governo Conte in merito al Fondo Salva-Stati, sottolineando che il giorno in cui si votò il Mes in Parlamento (il 12 luglio 2012 al Senato e una settimana dopo, il 19 luglio, alla Camera) lei era assente. Fin qui, nulla quaestio: salvo precisare che, ovviamente, non c’è alcuna tautologia (come vuole far credere la Meloni) tra l’assenza dall’Aula e il voto contrario in Parlamento. Le domande inevase, però, restano diverse: come si può dire che Fratelli d’Italia è da sempre contrario al Mes se nel 2012 neanche esisteva? Siamo sicuri che parlamentari di peso come Fabio Rampelli, Adolfo Urso o Gaetano Nastri, che rappresentano per filo e per segno il pensiero meloniano, possano oggi dire di essere contrari al Mes, lavarsene le mani e accusare – peraltro ingiustamente – chi oggi tratta in Europa? La risposta è: no, non possono.

E non possono perché nel 2012 loro c’erano e, dalle file del Pdl, votarono a favore della misura europea. Non si pensi però che il loro sia un caso isolato. La Notizia, infatti, ha ripreso in mano l’elenco delle votazioni che si tennero sul Mes sia al Senato che alla Camera. E i nomi di chi oggi siede tra i banchi di Fratelli d’Italia non sono pochi. E se chi come Alberto Balboni onestamente riconosce e ammette di aver votato nel 2012 a favore del Fondo Salva-Stati per “disciplina di partito” (che è come dire: uno ordina, gli altri non possono far altro che obbedire), Alessio Butti fa finta di nulla e, anzi, dalla sua pagina Fb utilizza parole non certo eleganti. “Il governo, che dopo aver preso in giro le imprese fingendo di finanziare la ripresa, ha firmato il Mes… inginocchiandosi al cospetto della Germania”, scriveva ad esempio il 9 aprile, raccontando quella che è una clamorosa fake-news dato che nessuno ha firmato nulla. E verrebbe da chiedergli, vista questa caotica confusione, a cosa abbia dato il suo voto favorevole nel 2012 se pensa che solo oggi l’Italia “ha firmato il Mes”. Domande che potrebbero aprire scenari fantascientifici.

TUTTI GLI ALTRI. L’elenco di coloro che attaccano il Fondo Salva-Stati dimenticandosi completamente del passato, però, è più lungo di quello che si pensi. Tra gli attuali meloniani un tempo nelle file del Pdl, qualche domanda in più bisognerebbe rivolgerla ad Achille Totaro che votò anche lui nel 2012 a favore del Mes. E così anche Giovanna Petrenga e l’attuale governatore dell’Abruzzo, Marco Marsilio. L’unico che, a onor del vero, che ieri come oggi si è sempre espresso contrariamente alla misura europea è Guido Crosetto: uno dei pochi nelle file del Pdl che decise di esprimere un voto contrario a quello indicato dal suo gruppo di appartenenza. Salvando faccia e coerenza.

L’ASSENZA COME ALIBI. Ci sono, poi, gli onorevoli che, per salvare capre e cavoli, non hanno espresso voto contrario ma hanno deciso di astenersi o di essere assenti. Abbiamo già detto della Meloni: era effettivamente assente. Ma, a supporto della tesi che avrebbe in ogni caso dato parere sfavorevole, molti sottolineano che di lì a poco è uscita dal Pdl e fondato FdI. Quasi come se la causa scatenante fosse stata l’approvazione del Mes. Siamo proprio sicuri sia andata così? Stando ai tempi, più di qualche dubbio è lecito: Meloni, infatti, divenne presidente di FdI nel 2014, non nel 2011 come qualcuno ha detto; il partito fu fondato nel dicembre 2012, cioè cinque mesi dopo il voto in Aula e l’approvazione del Mes. Ecco perché la bandiera dell’assenza non può “assolvere” neanche altri illustri esponenti meloniani come Ignazio La Russa; né può farlo quella dell’astensione come per Paola Frassinetti e Tommaso Foti.

IL FRONTE LEGHISTA. Poteva mai mancare a quest’elenco la Lega? Ovviamente no. C’è da dire che, esattamente come va ripetendo in ogni salsa Matteo Salvini, il gruppo parlamentare leghista votò compatto contro il Mes. Ma a distanza di otto anni, alcuni esponenti allora pidiellini, sono finiti proprio con la Lega, si presume con la benedizione del Capitano (altrimenti che Capitano sarebbe?). E così scopriamo che a votare a favore del Mes c’era Anna Cinzia Bonfrisco che proprio Matteo Salvini ha voluto in Europa, sede per eccellenza di quelle norme tanto odiate, candidandola alle ultime elezioni. E parliamo proprio della stessa Bonfrisco che sui suoi social l’11 aprile pubblicava un post sul Fondo Salva-Stati. Grottesco il commento: “Salvini: ‘La Lega fu l’unica a votare No al Mes con tutti i suoi parlamentari nel 2012’”.

E poi l’hashtag: #contebugiardo. Ecco, verrebbe da chiedersi chi è il vero bugiardo considerando il triplo salto carpiato di un’europarlamentare che ha votato a favore nel 2012 del Mes e che ora pubblica un post del genere. Ma attenzione: non è questo l’unico caso di leghista che dovrebbe ricordare il passato prima di pronunciarsi nel presente. La leghista Barbara Saltamartina, ad esempio, scelse la via facile, decidendo di non decidere e, dunque, di astenersi. Chiaro, invece, il volere di Giuseppina Castiello, detta Pina, ex sottosegretaria del governo gialloverde. Ebbene, cosa scriveva la Castiello sui social il 9 aprile scorso? Che il Mes è “una drammatica ipoteca sul futuro, sul lavoro e sul risparmio dei nostri figli”. E perché mai – verrebbe da chiederle – non ha pensato ai “nostri figli” (cit.) nel 2012 dato che, dai resoconti, accanto al nome dell’allora pidiellina c’è scritto “voto favorevole” al Fondo Salva-Stati? Domande senza risposta e che, probabilmente, tanto la Castiello quanto la Bonfrisco speravano nessuno gliele ponesse.