Spegnetegli i Social! Da Salvini tre giorni di bufale e figuracce. Il leader della Lega ormai è fuori controllo. Tra post e tweet non ne azzecca una

Spegnetegli i Social! Da Salvini tre giorni di bufale e figuracce. Il leader della Lega ormai è fuori controllo. Tra post e tweet non ne azzecca una

Matteo Salvini è un leghista, uno il cui motto era (è?): “La Lega ce l’ha duro”. è un “uomo che non deve chiedere mai” eppure, dopo ripetute figuracce mediatiche, dovrebbe chiedere scusa per tre episodi che si sono verificati negli ultimi tre giorni. Il primo se l’è cercato lo stesso Salvini tre giorni fa su Twitter: “Arrestato Natale Errigo, membro dello staff del commissario Arcuri, con accuse pesantissime di legami con le cosche”. Poi si scopre che sul profilo Facebook del citato Errigo di Reggio Calabria, che “lavora per Invitalia Spa” c’è un post del 23 agosto 2020 che dice: “Una persona seria e valida! Forza Giuseppe De Biasi!”. Che verrà eletto verrà eletto consigliere comunale di Reggio Calabria per la Lega.

Altro post di Salvini sui social, sempre due giorni fa, contro Conte e il governo che ha mandato in zona rossa la Lombardia per un suo errore. Poi escono le carte che indicano che la responsabilità è invece della Regione governata dal leghista Attilio Fontana. Infine, ieri, Salvini ne molla un’altra e cioè dice che se l’Italia è sospesa dal Cio alle prossime Olimpiadi è colpa del “Signor No” e del solito governo giallorosso. Ma subito dopo si scopre che in realtà la riforma dello Sport che ha prodotto la sospensione, con la limitazione al Coni, è stata voluta dal suo braccio destro Giancarlo Giorgetti nel precedente governo gialloverde.

Tre figuracce mediatiche che il leader leghista ha poco elegantemente glissato, come se niente fosse o come, peggio ancora, non fosse stato lui a farle. La serie di “pallonate” sparate non si ferma certo qui. In precedenza era arrivato a dire che si sarebbe gettato con paracadute sul centro di Arezzo, un po’ come i gerarchi fascisti che saltavano nel cerchio di fuoco. Naturalmente non se ne fece niente. Insomma Salvini una ne pensa e cento ne spara anche perché il padano il meccanismo mediatico lo ha capito benissimo.

Ormai basta lanciare l’esca, la gente legge la falsa notizia e poi non è affatto detto che legga la smentita (quando c’è). E qui occorrerebbe fare anche una riflessione sul potere dei social che, ricordiamolo, sono gestiti dai privati e che di fatto orientano l’opinione pubblica mondiale. Salvini non può fare finta di niente. Occorre che si assuma la responsabilità di quello che ha dichiarato perché è un personaggio pubblico e sarebbe anche bello che rispondesse a quanto scriviamo, visto che per adesso nessuno gliene ha accuratamente chiesto conto come stiamo facendo noi.

Il fact checking è un metodo del giornalismo investigativo che sta avendo un grande successo in politica, dove le parole si sprecano facilmente. A partire dalla celebre inchiesta di Bob Woodward e Carl Bernstein del Washington Post che portò alle dimissioni del presidente Usa Richard Nixon il giornalismo non è stato più lo stesso e i politici devono rendere conto di quello che affermano, soprattutto in tempi di Internet.