Spending review, il Governo deve tagliare tra i 10 e i 16 miliardi. Ecco qualche consiglio nella guida operativa “La buona spesa”

La flessibilità concessa dall’Unione europea contiene l’obbligo per l’anno prossimo di un rientro più forte (le stime oscillano tra i 10 e di 16 miliardi) dall’indebitamento delle pubbliche amministrazioni così come di un’azione decisa per ridurre il rapporto debito/Pil. Il Centro studi ImpresaLavoro offre al governo uno strumento utile per condurre un’azione così incisiva di spending review: si tratta de “La Buona Spesa”, una guida operativa elaborata da Giuseppe Pennisi (economista di vaglia internazionale e presidente del board scientifico di ImpresaLavoro) e Stefano Maiolo (componente del Nucleo di valutazione e verifica degli investimenti pubblici della Regione Lazio). Il suo obiettivo dichiarato è quello di diffondere – grazie a un linguaggio semplice e accessibile a tutti – la conoscenza dei corretti metodi di valutazione della spesa pubblica.

Disponibile su Amazon in versione sia cartacea sia digitale, questo testo tiene conto dei metodi più avanzati per la valutazione delle opere pubbliche ed è il risultato di oltre 30 anni di ricerche e di applicazioni nelle materie specifiche della valutazione, che non può più restare una “riserva di caccia” per esperti. Più che di un nuovo manuale tecnico si tratta insomma di uno strumento di lavoro utilizzabile da chiunque. Nel loro lavoro i due autori insistono su tre concetti principali.

Primo: nei Paesi dove la spending review si è rivelata efficace (Usa, Gran Bretagna, Francia), la revisione della spesa pubblica non si presentava come un compito ad hoc di breve respiro ma quale principale attività istituzionale permanente dell’organo dello Stato incaricato della formazione, della valutazione e del monitoraggio del bilancio. In Italia dovrebbe svolgerla la Ragioneria Generale, si è invece scelto di affidarla a ben cinque commissari governativi ad hoc (Piero Giarda, Enrico Bondi, Mario Canzio, Carlo Cottarelli e ora Yoram Gutgeld) che a dispetto di altissime aspettative hanno conseguito risultati concreti largamente insufficienti.

Secondo: un programma efficiente di revisione della spesa pubblica deve basarsi su metodologie standard adottate a livello internazionale, figlie di una teoria economica forte e al tempo stesso facilmente comprensibili non solo dai chierici dell’economia ma dall’uomo della strada.

Terzo: per avere successo un’azione di spending review deve essere partecipativa e quindi nascere da un dibattito che superi gli steccati accademici.e favorisca al massimo la condivisione corale delle decisioni. Non può quindi prescindere da relazioni tecniche scritte in un linguaggio comprensibile: cittadini, famiglie e imprese devono essere in grado di comprendere perché si vuole ridurre una voce di spesa o accentuarne un’altra.