Spostamenti tra comuni a Natale. Conte passa la palla al Parlamento. Muro di Boccia e Speranza contro l’ipotesi di allentamenti

Dopo il pressing degli ultimi giorni da parte dall’opposizione, di numerosi sindaci, governatori e molti esponenti della maggioranza, il premier Giuseppe Conte conferma la revoca del divieto di spostamento tra Comuni nei giorni di Natale e Capodanno introdotta con il decreto Covid. A decidere, fa sapere da Bruxelles, sarà il Parlamento: se l’Aula, “assumendosene tutta la responsabilità, vuole introdurre eccezioni sui Comuni più piccoli, in un raggio chilometrico contenuto, torneremo su questo punto. Il Parlamento è sovrano. Ma grande cautela in qualsiasi eccezione”, spiega il presidente del Consiglio aggiungendo che i limiti agli spostamenti, in effetti, “possono creare un problema oggettivo, è chiaro che chi vive in una grande città e ha i congiunti prossimi ha la possibilità di muoversi. Chi è in paesini più piccoli, può avere qualche difficoltà”.

È proprio questo, infatti, l’appunto che viene mosso al governo sia dai leader di Lega e Fratelli d’Italia che dalla Conferenza delle Regioni, di il cui vice presidente Giovanni Toti si fa portavoce: “Attendiamo notizie da Roma, nella speranza che le famiglie italiane si possano riunire senza discriminazioni tra chi abita nelle grandi città e chi vive nei piccoli Comuni”. In realtà la stessa posizione in merito è stata espressa negli scorsi giorni anche dal ministro Luigi Di Maio – d’accordo nel rivedere le regole – dai renziani e da una fetta di parlamentari del Pd capitanati dal capogruppo al Senato Andrea Marcucci: “Aspetto che il governo faccia prevalere il buon senso sugli spostamenti natalizi, nelle modalità che verranno ritenute più opportune. Io ribadisco che sono assolutamente a favore del rigore scelto negli ultimi provvedimenti ma se un cittadino romano, a Natale, va da un quartiere all’altro, non mette a repentaglio la salute pubblica. Se invece lo fa un altro cittadino, passando da un Paese ad uno limitrofo, diventa un pericolo per la salute pubblica?”.

Sul fronte opposto i ministri della Salute Roberto Speranza e degli affari regionali Francesco Boccia, contrari ad allargare le maglie del decreto approvato il 2 dicembre scorso. Sugli spostamenti tra piccoli Comuni “la penso come il ministro Speranza: la salute e la vita vengono prima del business. Le ragioni economiche sono comprensibili ma vengono dopo, senza vita non c’è business che tenga”. Ha ribadito ieri Boccia, che parla di “business” non centrando la questione – il ricongiungimento familiare di chi abita a pochi chilometri di distanza non c’entra nulla con gli affari – per poi buttarla sulla politica: ‘’Utilizzare le dimensioni dei comuni per aprire un dibattito politico su se sia necessario aprire tutta Italia e aprire i confini dei comuni dentro le province o dentro le regioni io penso sia irresponsabile. Chi vuole aprire tutto se ne assuma la responsabilità, il Parlamento è sovrano. Penso che il parere di Speranza sarà sicuramente contrario come il mio se mi dovesse essere chiesto, chi vuole modificare lo faccia assumendosene le responsabilità’’.

E aggiunge: ‘’Per un mese e mezzo io non ho sentito nessun sindaco e nessuna famiglia di area rossa lamentarsi, né abbiamo ricevuto mail di anziani non autosufficienti soli , semplicemente perché era possibile spostarsi da un comune all’altro per una serie di ragioni che sono già disciplinati dalle faq. E’ possibile farlo il 25 e 26 e il 1 gennaio? Sì secondo le regole che sono in vigore nelle zone rosse – spiega il ministro – Si vuole chiarire un po’ meglio il passaggio tra comuni confinanti che hanno dimensioni limitate, penso non ci siano problemi se si circoscrive ai comuni confinanti sotto i 5mila abitanti’’, conclude.