Altro che Savona, lo spread vola. Nonostante lo stop all’economista, il differenziale supera la soglia dei 260 punti

Altro che Savona, spread e Borsa vanno ancora giù. Nonostante lo stop all'economista, il differenziale sale. Lo spread supera la soglia dei 250 punti

Più che il timore per Paolo Savona, il ministro dell’economia pentaleghista bocciato dal presidente della repubblica, conta la paura dell’incertezza. Ieri lo spread, l’ormai famoso differenziale di rendimento tra bund tedeschi e btp italiani, ha subìto un netto incremento chiudendo a 235 punti (+10,28%). Il leggero calo della prima mattinata aveva fatto pensare a un possibile effetto “tranquillizzante” derivante dall’incarico conferito da Sergio Mattarella all’economista Carlo Cottarelli, già pezzo grosso del Fondo monetario internazionale.

E non va meglio questa mattina. Nelle prime contrattazioni, il differenziale tra Btp italiani e Bund tedeschi supera la soglia dei 250 punti e si attesta a 253 punti, il top dalla fine del 2013, dopo aver chiuso ieri a quota 235. Il rischio per il nostro paese e’ quello di superare il tetto dei 63,5 miliardi di spesa per interessi fissato dal Def, con conseguenze immediate per i nostri conti pubblici. Il rendimento del decennale si attesta al 2,847%.

Ma è stata solo un’illusione. La realtà è che ora i mercati guardano con apprensione alle evoluzioni della crisi italiana. E’ appena il caso di ricordare che un aumento dello spread determina un incremento del rendimento dei nostri titoli di Stato decennali, con conseguenti maggiori oneri per gli interessi sul nostro debito pubblico (circa 68 miliardi di euro l’anno). Certo non un bel segnale, anche considerando che, come ricordato l’altro ieri dall’Ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, quest’anno il Tesoro dovrà collocare 93 miliardi di titoli a breve, oltre a 88 di titoli a medio e lungo termine. Per non parlare del fatto che l’anno prossimo vanno in scadenza titoli per 340 miliardi. Insomma, con un spread in aumento il conto rischia di essere salato. Stessa reazione, ieri, per la Borsa, calata del 2,08%. Anche qui il principio è simile: a pagare pegno, in particolare, sono state le banche (a soffrire soprattutto Banco Bpm e Madiobanca), data la loro esposizone sui titoli di Stato. Situazione tutt’altro che semplice.