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Spreche-Rai… Fuortes. Continuano i bandi per vedere chi fa audience

La Rai paga un servizio di monitoraggio continuativo per sapere chi tira di più. Ma poi in tv va solo chi piace al Governo.

Pubblicato il 9 Marzo 2023 di Antonio Acerbis

Una indagine di mercato per il “servizio di monitoraggio continuativo della notorietà e reputazione personaggi famosi”. Potrebbe sembrare uno scherzo ma è tutto vero. Occhio vip e conduttori abituati a calcare i palcoscenici della televisione di Stato: la Rai vi guarda. E, a quanto pare, vi giudica.

La Rai paga un servizio di monitoraggio continuativo per sapere chi tira di più. Ma poi in tv va solo chi piace al Governo

Viale Mazzini ha da poco pubblicato un bando di gara per monitorare quanto “famosi” e graditi siano i personaggi televisivi. L’importo a base di gara è pari a 47.500 euro. Ma è leggendo il capitolato tecnico che si scoprono curiosi – e insospettabili – dettagli: “Si richiede che sia messo a disposizione di Rai – si legge – un database con i risultati delle rilevazioni degli ultimi 10 anni (a partire dal 2012) su almeno 3.000 personaggi”, suddivisi in varie categorie.

Si va dagli attori ai personaggi televisivi (“conduttori, ‘show girls’, comici, altro”); dai giornalisti fino a “musicisti, cantanti, rock star italiani ed internazionali”. E poi ancora “personaggi legati al mondo della cultura/ arte/ scienza”, ma anche sportivi, gli immancabili chef e poi ovviamente “web influencer/ youtuber”, senza dimenticare manager e “personaggi legati al mondo della moda”. Ma non è finita qui.

L’azienda pubblica guidata da Carlo Fuortes (nella foto) chiede infatti alla società che vincerà il bando che “per ogni rilevazione deve essere prevista la somministrazione di 1.000 interviste online. Ciascuno dei personaggi in test sarà quindi valutato da 1.000 intervistati”. E cosa si valuterà? Ecco l’elenco: notorietà (“riconoscimento fotografico e notorietà globale”), gradimento, bravura/capacità professionale, polarizzazione, social Visibility e impatto emozionale. In una parola, il suo essere “famoso”.

Per quanto bislacco possa apparire questo bando di gara, è tutto vero. L’impressione d’altronde è che la Rai appalti all’esterno per ogni più remota esigenza. E così, scorrendo i bandi di gara pubblicati, si trova di tutto. Proprio nei giorni della festa della donna, tanto per dire, ecco il bando per monitorare “la rappresentazione della figura femminile nella programmazione Rai” per oltre 200mila euro.

In questo caso si prevedono due distinti lotti. Uno per una “ricerca quali-quantitativa continuativa, basata sull’analisi dei contenuti, su un campione rappresentativo della programmazione delle tre reti tv generaliste (Rai1, Rai2 e Rai3), effettuata da ricercatori specializzati con esperienza sui media audiovisivi”; e un altro invece per una “rilevazione quali-quantitativa una volta l’anno su campione rappresentativo della popolazione residente in Italia, volta a rilevare il vissuto e le attese della popolazione rispetto alle tematiche della rappresentazione della figura femminile, del pluralismo sociale e della coesione sociale, e, nello specifico, il percepito del pubblico rispetto all’atteggiamento dei media in generale e dell’offerta di programmi/servizi Rai in particolare”.

Finita qui? Certo che no. Prima che finisse l’anno era attivo un altro bando di gara: “Servizio di analisi del consumo Crossmediale degli individui (+14), con particolare attenzione ai mutamenti occorsi e attualmente in divenire con l’avanzata del comparto digital”. Che cosa vuol dire in soldoni? Lo si legge nel capitolato tecnico.

La Rai chiede report cadenzati sulle “analisi delle tendenze emergenti nel mercato media”, ma vuole anche che si indaghi e si descriva “con precisione le caratteristiche strutturali delle audience del prodotto scripted seriale (Fiction e Serie tv), evidenziando sovrapposizioni cross o extra piattaforma delle principali serie TV (italiane e straniere) indipendentemente dalle piattaforme distributive”. Insomma, un monitoraggio a 360 gradi dal costo di 85mila euro annui. Monitoraggio a tappeto. Ovviamente da esternalizzare.

di Antonio Acerbis

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