Spunta l’ombra di Macron sull’asse giallorosso. Gli eurodeputati renziani verso il gruppo comune con En Marche. Oggi la visita del presidente francese in Italia

“E adesso, che si fa a Strasburgo?”. La domanda rimbalza nei corridoi, tra una sosta e l’altra della plenaria dell’Europarlamento. Ormai il dado è tratto, l’ultima renzata (copyright di Beppe Grillo) dell’ex rottamatore che ha appena rottamato pure il Pd, getta nel panico gli eurodeputati dem. Che proprio grazie al Pd, si sono assicurati, circa sei mesi, uno scranno nella massima istituzione europea. Mollare il partito, come fece la ditta con risultati sconfortanti, per seguire Matteo Renzi, o cambiare parrocchia per restare alla corte di Nicola Zingaretti? Un vero e proprio dilemma che non risparmia nessuno.

A parte Pina Picierno, quella della spesa bisettimanale con gli 80 euro di Renzi, nominata vice presidente della delegazione Pd con delega alla tesoreria e che quindi dovrebbe restare. Per gli altri, da Simona Bonafè, appena ascesa alla vicepresidenza del Psoe, ad Alessandra Moretti, da Giuseppe Ferrandino a Paolo De Castro, l’enigma condiviso è di quelli complicati. Per ora nessuno si muove, tutti riflettono. Compreso Nicola Danti, punto di riferimento di Renzi nel Pd a Strasburgo.

E’ la scissione, bellezza! Che, prima o poi, implicherà scelte che possono cambiare intere carriere politiche. Normale, quindi, che il dubbio abiti anche tra la pattuglia dei renziani di ferro di stanza in Europa. Per ora preferiscono tenere i piedi in due staffe. Aspettando di capire quali siano i piani di Renzi: Italia viva resterà nel gruppo dei Socialisti e democratici o cambierà famiglia politica? Magari traslocando tra i banchi di Renew Europe, il gruppo dei liberali che comprendono volti storici dei palazzi Ue, a partire dal belga Guy Verhofstadt (quello che diede del burattino a Conte in eurovisione), e, soprattutto, dove hanno trovato casa pure gli ultimi inquilini di En marche di Emmanuel Macron (che oggi a Roma incontrerà Mattarella e Conte). Che, peraltro, ha già arruolato un altro renziano irriducibile, oggi macroniano diferro, come l’ex sottosegretario Sandro Gozi.

Eletto, non a caso, nelle liste di En marche alle Europee e al momento impegnato a lavorare con il governo francese, aspetta che, grazie alla Brexit, si liberi un seggio per accomodarsi nell’emiciclo dell’Europarlamento. Un’opzione che di certo non scioglie l’interrogativo, per ora ancora senza risposta, che sta assillando i renziani. Insomma, la partita è aperta. Aspettando le prossime mosse dell’ex rottamatore. In Italia. E, ovviamente, anche in Europa.