Spunta un blitz sugli statali

Di Maurizio Grosso

Alla disperata ricerca di risorse con cui costruire la prossima legge di stabilità, la cui entità rischia di sfondare il tetto dei 20 miliardi di euro, il governo sembra in grado di procedere solo con la strategie dei ballon d’essai agostani. E così, come accaduto due giorni fa a proposito dell’eventuale prelievo sulle pensioni più alte (3 mila/3.500 euro al mese), anche ieri è circolata un’altra ipotesi “bomba”: quella di congelare per un altro biennio gli stipendi degli statali. Naturalmente anche in questo caso si è scatenato un vespaio di reazioni che ha fatto il paio con quello che si era registrato 24 ore prima a proposito del ventilato intervento sulla previdenza.

Le posizioni
“C’è da augurarsi che sia una bubbola agostana. Un nuovo blocco biennale dei salari nella #PA sarebbe inaccettabile”, ha fatto subito sapere la Cgil dal suo profilo Twitter. Una netta bocciatura, quindi, per tutte le ipotesi di stampa relative a un’ulteriore proroga per altri due anni del blocco degli stipendi degli statali, mossa che dovrebbe garantire tra i 4 e i 5 miliardi di risparmi. Il tutto mentre il braccio del sindacato che si occupa di pensionati è tornato a tuonare contro l’idea di far scattare un prelievo di “equità” sulle pensioni retributive. “E’ il momento di lasciare in pace i pensionati, che hanno perso il 30% del potere d’acquisto negli ultimi 15 anni, grazie alle manovre dei vari governi”, ha commentato il segretario generale Spi Cgil, Carla Cantone. Che ha aggiunto: “Ci mobiliteremo, la pazienza è finita”. A stretto giro è arrivata anche la posizione unitaria dei rappresentanti dei lavoratori. “Attendiamo una smentita da parte del presidente Renzi e della ministra Madia”, hanno scritto in una nota Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Benedetto Attili, segretari generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa. I quali hanno aggiunto che “continuare a pensare che si possa eternamente intervenire sul salario dei dipendenti pubblici e sul loro diritto al rinnovo del Contratto nazionale è un errore madornale; una ricetta, non solo ormai improponibile sotto il profilo della giustizia sociale, ma anche inutile per il governo dei conti pubblici”. Infine le sigle hanno rivolto al governo una domanda provocatoria: “Ci vuole tanto a capire che se negli ultimi quattro anni, a fronte di un sensibile calo dei dipendenti e della spesa per personale e redditi da lavoro, la spesa pubblica aumenta fino a sfuggire a ogni controllo rispetto al Pil, il punto non è lì? E’ troppo complicato comprendere che le scelte di continuità del governo Renzi, rispetto a quelli precedenti, sulla pubblica amministrazione sono semplicemente sbagliate?”. Dopo aver chiesto nuovamente una presa di posizione ufficiale, i sindacati hanno chiuso: “E’ del tutto evidente che la reazione delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici sarà fortissima e che la ripresa dei lavori dopo la pausa estiva avverrà in un clima incandescente”.

I rumors
La reazione veemente deriva dal fatto che, secondo alcune indiscrezioni riportate ieri da il Messaggero, nelle stanze del Tesoro, guidato da Pier Carlo Padoann si starebbe vagliando il più ampio ventaglio di soluzioni necessarie a incassare quei 16-17 miliardi di spending review necessari per il prossimo anno, questione che diventa sempre più stringente alla luce del debolissimo ciclo economico. In quest’ottica sono molti quelli che pensano che sia ormai impossibile agire senza mettere mano alle pensioni o agli statali, anche se il premier Renzi ha fatto capire che non sono all’ordine del giorno del governo. Eppure una delle ipotesi che si va tastando è proprio quella di estendere il blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici, ormai al palo dal 2010, per altri due anni. Da quando è entrato in vigore, il congelamento ha portato oltre 11 miliardi di risparmi alle casse pubbliche, ricavati a fronte di un impoverimento di fatto dei 3,3 milioni di dipendenti della Pa che hanno visto – in media – ridursi il valore del salario reale di quasi 15 punti percentuali.