di Clemente Pistilli
Spy story all’ombra di “Bat”, colosso internazionale del tabacco. Per controllare una manager la multinazionale ha ingaggiato un investigatore privato che, scoperto da alcune mamme che stavano accompagnando i figli a scuola, è però ora finito sotto processo a Latina. Una vicenda che rischia di costare cara anche alla “British American Tobacco Italia spa”, mandata a giudizio come responsabile civile. Tutto ha inizio lo scorso anno. La “Bat”, che nel 2004 ha acquistato dallo Stato l'”Ente Tabacchi Italiano”, con un’operazione da 2,3 miliardi di euro, e si è imposta nel panorama nazionale delle “bionde”, decide di controllare i propri dipendenti dell’area management. Giustificando l’iniziativa con una generica tutela del patrimonio aziendale, la società dà mandato a un legale di ingaggiare un’agenzia investigativa ed entra così in azione l’agenzia pisana “I professionisti”. Tra i manager da spiare c’è una donna di Latina, madre di due bambini, a cui un investigatore privato cerca di piazzare un gps sotto l’auto aziendale, mentre la pontina accompagna i figli a scuola. Altre mamme presenti nei pressi dell’istituto scolastico notano la manovra e danno l’allarme. La storia si complica. La manager pensa a un attentato, a una bomba, e davanti alla scuola di Latina il 21 marzo dello scorso anno si precipitano i carabinieri. Appurato che si tratta solo di un trasmettitore, la manager cade dalle nuvole: dall’azienda non ha mai avuto neppure una lettera di richiamo e non riesce a capire perché vogliono spiarla. La spy story finisce in Procura e l’investigatore privato Roberto Albera, 55 anni, di Montopoli in Val d’Arno viene indagato per interferenza illecita nella vita privata. La dipendente della multinazionale, assistita dall’avvocato Silvia Siciliano, del foro di Latina, dà battaglia e alla fine ottiene dal giudice Nicola Iansiti il rinvio a giudizio dell’investigatore e la citazione a giudizio come responsabile civile, per l’eventuale risarcimento del danno, della “Bat”. Inutile il tentativo dell’azienda presieduta da Marc Lundeberg di dichiararsi estranea all’accaduto. Il processo inizierà a Latina, davanti al giudice Simona Santaroni, il prossimo 17 gennaio. E forse soltanto allora verrà svelato il mistero sulla decisione del colosso del tabacco di controllare i propri dipendenti.