Stadio Maradona, De Laurentiis lancia l’ultimatum

Di denari per avere l'esclusiva di "cantar messe" allo stadio Maradona, sembra che il presidente del Napoli De Laurentiis non ne voglia scucire.

Stadio Maradona, De Laurentiis lancia l’ultimatum

Sine pecunia ne cantantur missae. Ma di denari per avere l’esclusiva di “cantar messe” allo stadio Maradona, sembra che il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis non ne voglia scucire. L’ultima richiesta era stata la concessione a titolo gratuito per 99 anni. Praticamente una cessione a vita di un bene pubblico che per un popolo che del calcio ne fa una questione di fede è alla stregua di una cattedrale. In cambio del “regalo” della città, il patron azzurro offrirebbe un progetto di valorizzazione del Maradona per farne una struttura “all’altezza degli stadi delle grandi d’Europa”.

Di denari per avere l’esclusiva di “cantar messe” allo stadio Maradona, sembra che il presidente del Napoli De Laurentiis non ne voglia scucire

“Presenti un progetto e lo valuteremo”, era stata la risposta del “sindaco juventino” Gaetano Manfredi, come lo definì De Laurentiis nella notte della sfida Champions col Real Madrid. La proposta non è arrivata, ma è arrivato l’ultimatum. “Ho detto a Manfredi che se non ci mettiamo d’accordo entro 120 giorni, lo stadio me lo vado a fare ad Afragola”. Centoventi giorni. Trascorsi i quali il presidente del Calcio Napoli, parlando in conferenza al centro sportivo di Castelvolturno, ha annunciato che getterà le fondamenta per il nuovo tempio del tifo azzurro e realizzerà anche un centro sportivo, tenuto conto che “tra un anno e mezzo devo lasciare Castelvolturno”. Un progetto ambizioso. “Lo faremo in 24 mesi, lo finanzierò interamente io e avrà 12 campi da gioco. Devo trovare trenta ettari, non c’è più tempo”.

La scelta di Afragola sarebbe privilegiata per la presenza della stazione Alta Velocità, oltre che per un terminal della metropolitana in costruzione. Quanto al centro tecnico, “sto valutando il litorale di Pozzuoli”. Ma spunta anche l’ipotesi delle antiche terme di Castellammare di Stabia (dove però non ci sarebbe lo spazio necessario) e di un’area alla periferia di Torre del Greco. Mister Filmauro si ricava poi lo spazio per una battuta stile Marchese Del Grillo: “Se non ci fossi lo stadio non si farebbe, il centro sportivo come quello del Manchester City non si farebbe”.

Il patron del Napoli vorrebbe gestire l’impianto a titolo gratuito per 99 anni

L’ultimatum del presidente è un nuovo sasso nello stagno del Consiglio comunale, che già si compattò nei mesi scorsi dopo che il patron azzurro sostenne che gli esponenti dell’assise, rei aver ostacolato la concessione, “non amano Napoli”, regalando poi a ciascuno, come cadeau di Natale, una maglia del Napoli col numero “23”. Non proprio un elogio, nell’interpretazione della cabala.

Le reazioni non si sono fatte attendere: “Il presidente dovrebbe ricordare che lo stadio appartiene ai napoletani e non può essere regalato per simpatia o ragioni sentimentali”, dichiara Nino Simeone, presidente della Commissione Infrastrutture”. Una scelta del genere – ha proseguito – fatta da qualsiasi amministratore pubblico, sarebbe reato. Siamo ancora in attesa di ricevere questo stupefacente project financing, dopodiché prometto solennemente di lavorare notte e giorno per dare un parere al sindaco entro i prossimi 120 giorni, come da ultimatum”. “Sono felice che De Laurentiis abbia deciso di velocizzare i tempi – è la reazione di Gennaro Acampora, capogruppo Pd – il che mi lascia ipotizzare che ‘entro 120 giorni’ il Calcio Napoli presenterà, finalmente, una proposta seria al Comune che valorizzi l’impianto di Fuorigrotta e la squadra del Napoli”. “De Laurentiis da uomo di spettacolo ha fatto un’uscita irriverente, che somiglia più ad un ultimatum”, sottolinea il consigliere dei Versi Luigi Carbone.

“Nonostante il regolamento per fortuna tanti direttori artistici hanno aperto all’uso del dialetto”

“Il mondo del calcio però è cosi – ha aggiunto Carbone – vive anche di polemiche, noi invece preferiamo mantenere lucidità. Il Napoli è un’impresa privata, noi siamo un ente pubblico e dobbiamo rispondere alle leggi ed alla cittadinanza del nostro operato. Ad oggi il rapporto con il Calcio Napoli è regolato da una convenzione che non è nemmeno in scadenza. Se De Laurentiis volesse seguire altre strade, ci sono gli strumenti previsti dalle norme per avanzare un progetto. Il calciomercato viaggia anche sui borsini giornalistici, gli atti amministrativi invece hanno bisogno del nero su bianco”. “Un modo di fare figlio dell’amicizia con De Luca”, ha dichiarato Salvatore Guanci dai banchi di Forza Italia, ricordando che “il Napoli appartiene alla città, non è immaginabile cedere una struttura in pochi giorni quando la stessa appartiene al Comune. È fantascienza”.