Stangata sui transfrontalieri: la destra presenta il conto ai lavoratori lombardi in Svizzera

Sindacati sul piede di guerra contro il balzello della destra che colpisce almeno 60mila transfrontalieri lombardi.

Stangata sui transfrontalieri: la destra presenta il conto ai lavoratori lombardi in Svizzera

Con l’approvazione della legge di bilancio 2024 Governo e Parlamento hanno introdotto una nuova tassa sul lavoro frontaliero per gli italiani verso la Svizzera. Nelle intenzioni, la tassa dovrebbe servire a finanziare un maggior salario ai lavoratori della sanità nelle aree di confine. Una tassa che colpisce tutti i frontalieri italiani, in gran parte lombardi, che lavorano in Svizzera da prima del 16 luglio 2023. Secondo l’Ufficio studi elvetico, a fine 2022, i transfrontalieri varesini erano 29.146, mentre dalla provincia di Como attraversano il confine ogni giorno 29.488 lavoratori.

Per Cgil, Cisl e Uil la nuova norma è un balzello che arriva a soli pochi mesi dall’entrata in vigore della legge 83 del 13/6/23 con la quale si concludeva, con un accordo tra le parti ed a seguito del recepimento del trattato internazionale tra i due paesi, una lunga discussione sull’imposizione fiscale dei frontalieri modificando strutturalmente, per i nuovi rapporti di lavoro, le regole fiscali in vigore fin dagli anni settanta. I sindacati, in un documento congiunto, definiscono il nuovo provvedimento “iniquo, ingiustificato, intempestivo e, verosimilmente, illegittimo”. Iniquo, spiegano, “perché basato sul presupposto sbagliato: i frontalieri sono contribuenti indiretti nazionali attraverso i ristorni fiscali pari al 40% di quanto versato alla fonte in Svizzera. Non può essere attribuita ai lavoratori la scelta della destinazione di quelle risorse, se alla fiscalità generale, se al sistema sanitario, se alle spese correnti o per investimento dei Comuni di frontiera”.

Tassa sui transfrontalieri, sindacati in trincea

Sarebbe, poi, ingiustificato perché “in contraddizione con quanto lo stesso Ministero della Salute ha sempre sostenuto (e ribadito con apposita circolare agli assessorati regionali alla sanità dell’8 marzo 2016), quale ragione stessa dell’erogazione della Ssn ai frontalieri fiscali (dentro la fascia dei 20 km dal confine svizzero) che hanno optato per la sanità nazionale”. Intempestivo , inoltre, “perché giunge a valle di un accordo fiscale appena convertito in legge che tutela il lavoro frontaliero attraverso la clausola di salvaguardia sottoscritta con le parti sociali per tutti coloro che hanno stipulato un rapporto di lavoro tra il 31dicembre 2018 ed il 16 luglio dell’anno scorso”.

Di dubbia legittimità, infine, “perché verosimilmente si porrebbe in contrasto col principio di universalità del sistema sanitario nazionale garantito a tutti i cittadini italiani indipendentemente dalla propria condizione, nonché introdurrebbe un meccanismo di doppia imposizione proprio a valle di un trattato internazionale contro le doppie imposizioni sul modello adottato dai paesi Ocse”. Per Marco Contessa, responsabile Nazionale dei Frontalieri per la Cisl, “Il tema della tutela del lavoratore frontaliere torna, ultimamente troppo spesso, alla ribalta generando preoccupazioni e malumori. La tassa sulla sanità approvata nella finanziaria è solo uno dei temi sui quali oggi su cui è necessario riaprire il confronto con il Governo quanto prima”.