Aumentare la tassa di soggiorno per avere più risorse da spendere nei trasporti, sul sociale e da destinare ai municipi. Il piano della giunta Gualtieri, anticipato dal Messaggero, potrebbe concretizzarsi presto, già dalla prossima settimana. Salvo proteste nella maggioranza, già di fatto esplicitate. L’idea è quella di fare cassa sui turisti, sfruttando l’onda lunga del record di arrivi di questo 2023 a Roma, per guadagnare 48 milioni di euro aggiuntivi l’anno da utilizzare per la città.
La proposta sarebbe già stata presentata dall’assessore al Bilancio, Silvia Scozzese, sia ai consiglieri durante un vertice di maggioranza che ai sindacati: la volontà è di alzare il contributo di soggiorno che pagano gli ospiti degli hotel, dei bed & breakfast e di tutte le strutture ricettive della Capitale. La maggioranza, però, è tutt’altro che unita: parte del centrosinistra e del Pd non sono d’accordo.
Così come non lo è l’assessore al Turismo, Alessandro Onorato, che sa bene che dovrà fronteggiare, in caso di innalzamento della tassa, la protesta degli albergatori e di tutto il settore. Tra i dem, invece, vengono avanzate delle controproposte, a partire dalla limitazione dell’aumento della tassa di soggiorno solamente per gli alberghi di lusso (sui cui prezzi l’impatto sarebbe limitato) o per i bed & breakfast (nella speranza di contrastare l’abusivismo). Scozzese dovrebbe portare la proposta in giunta già la prossima settimana.
Il boom di turisti a Roma
La tassa di soggiorno fruttava, al Comune di Roma, circa 120 milioni di euro nell’era pre-Covid. Il boom di turisti di quest’anno, però, fa essere molto più ottimista il Campidoglio che spera di incassare molto di più. Si parla di 18 milioni di arrivi nella Capitale che potrebbero portare un aumento, alla tariffa attuale della tassa di soggiorno, di circa dieci milioni di euro. Risorse comunque ritenute insufficienti dalla giunta capitolina. Anche a causa del crollo del gettito Imu.
Attualmente la tassa di soggiorno costa 3 euro al giorno per gli hotel a una e due stelle; 4 euro per gli hotel a tre stelle; 6 euro al giorno per gli hotel a quattro stelle; sette euro per i cinque stelle. Per i camping si pagano 2 euro, per i bed & breakfast e le case vacanze 3,5 euro e per gli agriturismo 4 euro al giorno. Gli aumenti potrebbero oscillare tra l’uno e i tre euro per gli alberghi ed essere intorno ai 2 euro per gli appartamenti. Così facendo si ipotizza un aumento degli incassi per il Comune di Roma di circa 48 milioni.
Le proteste contro la tassa di soggiorno
Oltre alle proteste interne alla maggioranza, con i dubbi espressi sia dal Pd che dall’assessore Onorato, ci sono quelli esterni. Gli albergatori si dichiarano già sul piede di guerra, ma la misura non piace neanche a parte dell’opposizione. Come dimostrano le parole della capogruppo del Movimento 5 Stelle in Assemblea capitolina, Linda Meleo, che boccia la proposta (ricordiamo: ancora non definita) della giunta di aumentare la tassa di soggiorno “per fare cassa”.
L’ex assessore capitolina alla Mobilità e ai Lavori pubblici sottolinea che si “rischia di strozzare un settore, quello turistico, che sta rinascendo dopo la crisi profonda della pandemia. Una ripartenza dovuta all’impegno e alla professionalità degli operatori del settore, non certo aiutati dalla malagestione di rifiuti e del decoro che sta, anzi, rendendo questa città sempre più inospitale”. Per Meleo un rincaro di questo genere vorrebbe dire introdurre “un nuovo balzello dopo la ztl fascia verde e il rincaro dei biglietti bus”. La sua proposta, invece, è quella di far pagare a tutti la tassa di soggiorno, “contrastando le forme di sommerso”. Incentivando, inoltre ”gli arrivi a Roma che, come noto, creano vantaggi e indotto a beneficio dell’economia della città”.