di Alessia Vincenti
Appena fatta la legge anti-fannulloni, è già pronto il conto presentato dai dipendenti pubblici al governo. Che hanno già organizzato una class action, sotto la regia del Codacons, per ottenere un risarcimento dopo blocco degli stipendi disposto ormai dal 2010. E la causa rischia di costare circa 100mila euro alle casse dello Stato. L’obiettivo è quello di mettere insieme 10mila dipendenti per un’azione collettiva davvero forte. Insomma, il consiglio dei ministri ha annunciato il pugno di ferro contro gli assenteisti e gli statali vogliono far valere i propri diritti.
BLOCCO STIPENDI – “Il licenziamento veloce dei furbetti del cartellino è una misura sacrosanta”, puntualizza l’associazione dei consumatori. “Ma il governo non può pensare di intervenire sui lavoratori solo quando gli fa comodo. I dipendenti pubblici sono ancora in attesa di rinnovo di contratto, dopo la sentenza della Corte Costituzionale del 2015 che ha bocciato il blocco degli stipendi nel pubblico impiego”, ricorda il Codacons. La questione non è certo nuova, visto che sta attraversando vari governi: è iniziata nel 2010. E può terminare solo con i nuovi contratti. “Bisogna fare il rinnovo ordinato dalla Corte costituzionale. Perché non è stato mai fatto. La sentenza non è stata sinora applicata” spiega a La Notizia Marta Perugi del Codacons. E aggiunge: “Noi per il passato chiediamo un’indennità. I dipendenti pubblici non hanno avuto alcuna tutela”.
MAXI RISARCIMENTO – Il Codacons ha provato a fare i conti per l’azione collettiva. Per ogni singolo lavoratore la cifra richiesta sarà di 8mila e 800 euro. “Il calcolo è stato fatto in maniera forfettaria, ovviamente con una maggiorazione in quanto si tratta di un risarcimento da destinare ai lavoratori pubblici. Riteniamo che la cifra rispecchi effettivamente il danno subito dai lavoratori in questi lunghi cinque anni, senza aumenti”, afferma Marta Perugi. L’iniziativa è stata lanciata nei primi giorni di gennaio, dopo le feste, raccogliendo 3.500 adesioni ufficiali. Ma i numeri stanno crescendo in maniera vertiginosa. “Pensiamo di poter arrivare a 10mila lavoratori”, dice Marta Perugi. E i conti sono presto fatti: con circa 9mila euro a persona si potrebbe arrivare ad almeno 90mila euro. Anche il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, non le manda a dire: “Il ritardo nel rinnovo già maturato ha causato e sta tuttora causando ingenti danni patrimoniali a tutta la categoria. Danni per i quali i lavoratori possono chiedere un equo indennizzo, commisurato alla perdita di potere d’acquisto dello stipendio”. Ma non solo. L’associazione dei consumatori accusa solo con il governo. Così è stata inviata una diffida anche all’Agenzia per la rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni (Aran) e ai sindacati “affinché venga disposto entro 30 giorni il rinnovo dei contratti collettivi per il triennio 2016-2018 e il conseguente adeguamento agli indici Istat degli stipendi dei pubblici dipendenti, in esecuzione della sentenza della Corte Costituzionale”.