Stati Generali M5S. Ora sono tutti d’accordo per accelerare. Il blitz sul dl Agosto ha lasciato il segno. Vertice tra i big per darsi una guida

Martedì scorso, in una sede istituzionale e cioè quella di via Arenula del Ministero della Giustizia, c’è stata una riunione di altissimo livello per fare il punto sugli “Stati Generali” di cui si parla da tempo e che sono stati rinviati a causa della pandemia. Presenti il capo delegazione ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il reggente Vito Crimi, Stefano Buffagni viceministro allo Sviluppo Economico e Riccardo Fraccaro sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Dunque tutto il gotha dei Cinque Stelle con una sola rilevante eccezione e cioè Alessandro Di Battista che era stato invitato e che però non ha incarichi né istituzionali né interni al Movimento. La discussione è stata propositiva e diverse idee sono emerse. Una fonte interna del Movimento di alto livello afferma che questo non è che l’inizio di un percorso preparatorio agli Stati Generali e non una riunione occasionale.

IL SEGNALE. Giovedì scorso invece c’era stato un blitz di trenta eletti, con minaccia di andarsene (naturalmente non di dimettersi) contro una delle ipotesi emerse dalla riunione di via Arenula e cioè quella di far tenere virtualmente su Rousseau gli Stati Generali con un voto sulla leadership, collegiale o nominale. I ribelli non hanno apprezzato e non è mancata l’occasione per contestare la piattaforma del Movimento e cioè Rousseau e quindi Casaleggio jr che di fatto gestisce l’intero processo decisionale. Lo stesso Di Maio ha dichiarato ieri da Cernobbio che occorre che i Cinque Stelle si diano una leadership per affrontare le sfide di governo. In questa fase il capo politico ad interim Vito Crimi ha un ruolo fondamentale di mediazione tra Roma e Milano e cioè la Casaleggio Associati, ed una proposta era appunto il voto online.

Se vincerà la proposta collegiale – avversata da Casaleggio e sostenuta da Grillo – verrà contestato di fatto lo Statuto del Movimento e poi c’è il nodo dei tempi. Un’ipotesi è stata anche quella di anticipare al 20 settembre la consultazione – un giorno prima del referendum sul taglio dei parlamentari – e comunque prima delle Regionali per evitare possibili contraccolpi, ma i tempi sono molto stretti e un evento così delicato necessita dell’adeguata preparazione non solo politica ma proprio organizzativa. In tutto questo Di Maio ha i numeri per riprendersi lo scettro del potere che dovette lasciare dopo la sconfitta alle Europee dello scorso anno. È il più preparato e quello che gode di maggior esperienza e visibilità anche internazionale e questo preoccupa molto gli avversari interni che stanno provando a sbarrargli la strada del ritorno.

Il fatto è che nel Movimento non si vede nessuno in grado di competere con lui tranne forse Di Battista, ma qui la questione si tinge di sfumature psicanalitiche visto che l’ex deputato romano – come detto – non ha voluto accettare ruoli riconosciuti e da semplice iscritto ha di fatto le mani libere ed è questa una preoccupazione che è emersa nella riunione di martedì. Tuttavia, visto che c’è un progetto di alleanza strutturale e non solo tattica tra M5S e Pd, la scelta di Di Battista sarebbe molto sconveniente non solo per il Movimento, ma anche per la tenuta del governo stesso, visto gli anatemi che lui lancia periodicamente sul partito del Nazareno.