Stati generali, occasione da non sprecare per i 5S. Dopo due Governi i tempi del Vaffa sono finiti. La riorganizzazione passa anche da nuovi contenuti

Il tortuoso, lungo e scosceso cammino dei Cinque Stelle verso gli Stati Generali continua. Poco prima del doppio voto avevamo scritto che era finito “il tempo delle mele” e da quel momento il Movimento non avrebbe avuto più alibi: occorreva dare risposte e farlo rapidamente. Del programma originario parecchie cose sono state messe nel cesto, ma altre ancora no ed in ogni caso c’è un problema di carburante nel senso che la spinta propulsiva è venuta meno e i Cinque Stelle sono un po’ come quelle macchine che ancora si muovono un po’ per inerzia ma la benzina sta per finire. Questo significa che non si può più vivere di rendita ed occorre darsi una mossa, innovarsi, darsi degli obiettivi altrimenti il declino non si fermerà facilmente.

È una questione di stimoli. Grillo nasce protestando contro tutti i “poteri forti”, mettendo in luce, scarnificando quello che era sotto gli occhi di tutti. Il comico genovese si fece interprete – e questa è stata la sua grande intuizione – di tutto ciò che non andava, che tutti sapevano, e nessuno diceva, non per paura, ma perché si pensava fosse inutile. Ed ecco il Grillo del “te la do io la Telecom” che picconava furiosamente le assemblee degli azionisti in un crescendo rossiniano. Ed ecco i ”Vaffa Day”, il rito della protesta collettiva ed unificante, la catarsi dell’uomo qualunque che qualcuno poi avrebbe declinato come populismo che però aveva fondamenti solidi. Nell’ultima assemblea dei parlamentari – da cui però mancavano i capi tranne Vito Crimi – si è deciso di fare un comitato di saggi che guidi verso il “Congresso” in cui confluiranno le proposte regionali entro il 15 ottobre, che si appressa. Va bene.

Prendiamo atto che si è costruita una nuova scatola, ma ammesso che sia solida, quale sarà il contenuto? Saremo ancora alla località spinta, alle fontanelle di quartiere o si volerà di nuovo alto, progetti di cambiamento ancor più decisivo per le sorti dell’Italia. E qui non possiamo non rifarci alla tecno – utopia di Casaleggio senior che aveva visto molto prima degli altri tutte le potenzialità della Rete e del Web in termini di democrazia diretta. Una idea divenuta realtà con la piattaforma Rousseau. Un’idea che sta cambiando l’Italia, ma ha un potenziale mondiale. Un fatto storico. La realizzazione dei “cittadini del mondo” che con un click lo cambiano. Certo, dei pericoli ci sono, ma allora bisogna fare un discorso sulla democrazia perché non può piacere solo quando fa comodo. La democrazia è governo del popolo se la si vuole veramente realizzare il voto diretto è la strada.

In ogni caso, tornando agli Stati Generali, occorre riempire di contenuti gli scatoloni vuoti, ma per riempirli ci vogliono soggetti pensanti, capaci di elaborare e proporre delle linee d’azione che conducano alla realizzazione di nuovi obiettivi, proprio quello che è venuto meno nell’ultimo anno e mezzo. Diciamo che occorre, per i Cinque Stelle, investire in competenza e qualità allontanandosi dalle pericolose sirene del familismo che, in ultima analisi, sono la vera perdizione di tutti i soggetti politici.Quando il proprio clan, il proprio entourage, divengono le stelle polari dell’azione politica si prepara la strada ad esiti catastrofici perché il “popolo dà,” ma il “popolo toglie” anche altrettanto rapidamente. Il caso di Renzi è emblematico.