La battaglia del Movimento 5 stelle ieri alla Camera ha subito una battuta d’arresto. La proposta di legge che porta la firma della pentastellata Roberta Lombardi, infatti, non ha fatto neanche in tempo ad arrivare nell’emiciclo che già è tornata in Commissione. “Ma noi non molliamo l’osso”, ha commentato il presidente del gruppo M5s Camera, Andrea Cecconi, che era al telefono con La Notizia proprio negli istanti in cui l’ex deputato di Scelta civica, Lorenzo Dellai, chiedeva in Aula di rispedire indietro il testo.
Il rischio è che una giusta battaglia sul taglio degli stipendi dei parlamentari si riduca al solito teatrino della politica. Non proprio un bel segnale da dare ai cittadini. Non le pare?
Noi abbiamo fatto una proposta di legge che è stata incardinata a luglio in Commissione e non adesso, a ridosso del referendum costituzionale. Insomma, se è stata calendarizzata in questo momento la responsabilità è del partito di maggioranza.
Un modo per dire che il Pd si è dato la zappa sui piedi?
Basta guardare i tempi del provvedimento. A luglio si è deciso di rimandare. Poi è arrivato agosto e c’è stata la chiusura estiva dei lavori. A settembre, infine, la proposta è stata ancora rimandata. E, quindi, siamo arrivati a oggi. Cosa giusta, dopo aver aspettato quattro mesi.
Con la maggioranza che taccia il vostro provvedimento come demagogico.
E’ la solita solfa che non sta in piedi. La verità è che la nostra proposta disturba la battaglia referendaria che il Pd sta portando avanti sui costi della politica.
Non nascondiamoci dietro un dito. È evidente che ciascuno, anche il Movimento Cinque Stelle, cerchi di portare acqua al proprio mulino in vista del 4 dicembre.
Non è così. Contano i fatti. E i fatti raccontano che c’è una nostra proposta contro la quale il Pd ha fatto ostruzionismo serrato in Commissione. Una proposta semplice con la quale chiediamo solo di dimezzare lo stipendio dei parlamentari. Di certo, non costringiamo nessuno a girare per strada col cappello in mano.
Da Brunetta a Renzi, sono tante le proposte avanzate sul tema. Una vostra apertura concreta forse sgombrerebbe il campo dai sospetti.
Non c’è nessuno più aperto del M5s quando si parla di riduzione dei costi della politica. Noi abbiamo solo chiesto che la nostra proposta venisse discussa. E, quindi, pure emendata. Perché, diciamo la verità, se la maggioranza avesse voluto apportare delle modifiche avrebbe avuto i numeri per farlo. E, invece, manca la volontà. Proprio in questo istante Dellai, ex deputato di Scelta civica, sta chiedendo un ritorno in Commissione del provvedimento.
Ve lo aspettavate, però. Giusto?
Tutti se lo aspettavano. Qualcuno ha tifato. Questi poverini del Pd non hanno avuto neanche il coraggio di metterci la faccia in Aula e far avanzare la richiesta al capogruppo dem Rosato. L’hanno chiesto a un altro partitello di maggioranza per non sporcarsi le mani.
E ora cosa accadrà? Si vocifera di un piano B. Quale sarebbe?
Le opzioni sono diverse. Possiamo richiedere nuovamente la calendarizzazione del provvedimento nel mese di novembre. Ma possiamo anche trasformare in emendamenti parti del provvedimento da agganciare al decreto fiscale o alla Legge di Bilancio, trattandosi di voci di spesa. Una cosa è certa.
Quale?
Noi di sicuro non molliamo l’osso mentre il Pd dovrebbe mollare il malloppo.
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