Stop al bluff dell’inquinamento

Di Antonello Di Lella

L’operazione era passata sottotraccia. Oltre un anno fa ben 18 siti nazionali da bonificare su 57 totali erano stati declassificati dal ministero dell’Ambiente, diventando siti di interesse regionale. Una svolta non di poco conto, tanto che il passaggio da una categoria all’altra evitava di dover mettere in atto tutta una serie di interventi di bonifica su quei siti altamente inquinati. Ora la svolta. Perché il Tar del Lazio ha accolto il ricorso riguardante uno di quei 18 siti, il Bacino del Fiume Sacco (Frosinone), bocciando il declassamento a sito regionale decretato dal ministero. E le conseguenze potrebbero allargarsi su larga scala. Tra le aree declassate spiccano zone notoriamente inquinate: da La Maddalena in Sardegna a Pianura (Napoli), in passato teatro di manifestazioni contro la spazzatura. “Le motivazioni alla base dell’accoglimento del ricorso rappresentano una pesantissima censura sull’intera operazione portata avanti dal ministero”, scrivono il Coordinamento nazionale siti contaminati, il Forum italiano dei movimenti per l’acqua e la Rete stop biocidi Lazio, “per sollevarsi dalle proprie responsabilità dopo un decennio di sostanziale inazione rispetto al risanamento dei siti di interesse nazionale e, più in generale, rispetto allo stato di inquinamento di moltissime aree del Paese”.

Da Monti a Renzi
I siti di interesse nazionale, ai fini della bonifica, sono individuabili in base alle caratteristiche, alla quantità e pericolosità delle sostanze inquinanti presenti, all’impatto sull’ambiente circostante. Dal 2013 l’amministrazione statale ha stretto i criteri per mantenere la classificazione di interesse nazionale. Un ragionamento che per il Tar del Lazio “è erroneo in radice”, si legge nelle sentenza, “e la norma applicata sembra anzi ampliare (piuttosto che restringere) la fattispecie dei territori potenzialmente rientranti nell’ambito dei siti di interesse nazionale”. Nei criteri fissati dal ministero dell’Ambiente viene stabilito che un’area per essere classificata come sito di interesse nazionale dovesse soddisfare contemporaneamente tutti i criteri previsti dal decreto. Una condizione troppo stringente e bocciata dai giudici. “È il primo stop alla strategia ministeriale di mettere la polvere inquinata sotto il tappeto”, commentano così la decisione il Coordinamento nazionale siti contaminati, il Forum italiano dei movimenti per l’acqua e la Rete stop biocidi Lazio, e rilanciano attaccando duramente tutti gli ultimi provvedimenti dei governi, partendo da Mario Monti per arrivare a Matteo Renzi.

L’ultimo regalo
Sì fino a Renzi. Perché nel “decreto competitività” in discussione e da approvare definitivamente nei prossimi giorni sono contenuti provvedimenti riguardanti l’ambiente. E chissà se il ministro all’Ambiente, Gian Luca Galletti, deciderà di tenere conto anche dell’ultima sentenza del Tar in materia per quanto riguarda la classificazione dei siti inquinati. Tra i punti contestati quello che prevede la trasformazione dei siti militari (fortemente inquinati) in aree industriali. Un cambio dei parametri, quindi, che permette di aggirare la necessità di bonificare le zone. Con le bonifiche cancellate per decreto.