Storpiare Botticelli è costato 9 milioni, che flop la Venere della Santanchè! L’opera usata per la campagna Open to meraviglia. Stroncata pure da Sgarbi, collega di governo della ministra

Storpiare Botticelli è costato 9 milioni, che flop la Venere della Santanchè! L’opera stroncata pure da Sgarbi

Storpiare Botticelli è costato 9 milioni, che flop la Venere della Santanchè! L’opera usata per la campagna Open to meraviglia. Stroncata pure da Sgarbi, collega di governo della ministra

Ricordate la proposta di Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia che voleva multare chi utilizzava termini inglesi con sanzioni fino a 100mila euro?

Se fosse passata, la prima a cadere nella rete sarebbe stata la ministra del Turismo Daniela Santanché. Nel presentare orgogliosa la campagna di comunicazione per l’Enit, l’agenzia nazionale per il turismo, Italia: open to meraviglia, la Pitonessa ha rivendicato orgogliosamente il claim.

Fosse stato soltanto l’uso della lingua inglese il problema, i contribuenti almeno se la sarebbero cavata con una cifra tutto sommato modesta rispetto ai 9 milioni di euro impegnati per promuovere l’immagine del nostro paese all’estero.

Noio volevam savoir…

Come testimonial della campagna, anzi come virtual influencer, per usare sempre le parole della ministra, è stata scelta la Venere di Botticelli. Scelta che poteva rivelarsi azzeccata, vista la notorietà dell’opera nel mondo.

Ma solo se si fossero fermati al quadro, senza usare una Venere che si scatta selfie, va in bicicletta, veste alla moda e mangia un trancio di pizza con le mani in riva al lago. Come ha sottolineato Alberto Mattioli sulla Stampa, nella fiera dei luoghi comuni sull’Italia “manca solo il mandolino imbracciato per cantare Toto Cutugno”.

La trovata ha fatto infuriare anche Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura: “La pubblicità all’Italia la fanno le opere d’arte, senza bisogno di travestirle. Giacché la Venere è nuda sarebbe stato meglio vederla così, senza bisogno di travestirla in quel modo: è una roba da Ferragni”.

E poi, dice ancora Sgarbi, “Open to meraviglia? Che roba è? Che lingua è?”. Noio volevam savoir… I soggetti della campagna realizzata dall’agenzia Armando Testa vedono la Venere abbigliata alla moda con completo pantalone smanicato e borsetta a tracolla mentre si scatta un selfie in piazza San Marco, in sella a una bici in pantaloncini blu a vita alta con maglia a righe in pendant in gita al Colosseo, a Polignano a mare, seduta sulla scogliera in gonna di lino azzurra che lascia intravedere le gambe, camicia annodata morbida sotto il seno e immancabile borsetta a tracolla; sul lago di Como immortalata mentre gusta una pizza.

Non è raro che la pubblicità utilizzi il personaggio dipinto da un grande artista, ma di solito lo fa per fini commerciali: nel 1980 la Ferrarelle lanciò la campagna Liscia, gassata o Ferrarelle, accostando il viso della Gioconda, con i capelli dapprima lisci, poi arricciati e infine appena mossi come nel quadro di Leonardo.

La campagna di comunicazione Open to meraviglia è stata presentata dalla Santanché assieme al ministro degli Esteri Antonio Tajani e a quello dello Sport Andrea Abodi, oltre che all’Ad dell’Eni Ivana Jelinic, e ha l’obiettivo di rilanciare anche il sito italia.it.

La ministra è a dir poco entusiasta e vuole “portare l’Italia al primo posto nel mondo: siamo i più belli, ma non siamo mai stati i più bravi a promuoverci”.

Circa la metà dell’investimento di 9 milioni si concentrerà sui principali hub aeroportuali internazionali, con il video promozionale che sarà diffuso sui voli Ita Airways e nelle stazioni ferroviarie europee con collegamenti diretti con l’Italia. “Circa 4 milioni di euro”, si legge sul sito engage.it, “saranno investiti sull’ecosistema digitale internazionale con campagne crossmediali internazionali.

Il ministero del Turismo svela infine il suo nuovo logo, un rebranding che riflette lo stesso claim Open to meraviglia e si spalanca in una finestra tricolore, promessa di sorprese per il visitatore e simbolo dell’inconfondibile accoglienza made in Italy”. Se sentite un tonfo, è Rampelli.