Strade e ferrovie, nessuno sa quanti soldi ci siano davvero per Sicilia e Calabria

Salvini ha parlato di 60 miliardi da destinare Sicilia e Calabria, poi di 75, poi 65. Per Le Ferrovie erano addirittura "80-90 miliardi". Per il Mit sono 35,4.

Strade e ferrovie, nessuno sa quanti soldi ci siano davvero per Sicilia e Calabria

Ma quanto soldi ci sono davvero per potenziare strade e ferrovie in Sicilia e in Calabria? Difficile saperlo se è vero che il ministro alle Infrastrutture Matteo Salvini è il primo a citare con leggerezza numeri che poi lui stesso smentisce. Nella foga di spingere la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina il leader leghista imbastisce una narrazione di potenziamento delle infrastrutture tra Palermo e Reggio Calabria ogni volta con numeri diversi. Il 25 marzo su Rai 1 il ministro ha parlato di “30 miliardi per la Sicilia e altrettanti per la Calabria”. Dovrebbe fare 60, se non fosse che ad agosto i miliardi su tavolo erano 75 poi diventati “30 più 35” e quindi 65. A confondere ancora di più le acque l’anno scorso è arrivato l’amministratore delegato del Gruppo Ferrovie dello Stato (FS) Luigi Ferraris che aveva rilanciato addirittura a “80-90 miliardi” di investimenti in Calabria e Sicilia nei prossimi anni. 

Salvini ha parlato di 60 miliardi, poi di 75, poi 65. Per Le Ferrovie dello Stato erano addirittura “80-90 miliardi”

Incalzato da Pagella politica il ministero guidato dal leghista ha inviato un piano industriale 2022-2031 di Anas che comprende un investimento complessivo in Calabria di 15,6 miliardi di euro, di cui circa 1,3 miliardi dedicati alla manutenzione delle infrastrutture presenti e 14,3 miliardi alla realizzazione di nuove opere sul territorio calabrese. Per quanto riguarda il piano industriale di RFI nella regione, tra i documenti inviati dal ministero a Pagella Politica c’è una grafica intitolata “gli investimenti ferroviari in Calabria” che prevede ben 36 miliardi di investimenti nella regione fino al 2031, di cui oltre 16 miliardi già “finanziati”. Totale per la Calabria, tenetevi forte, 50 miliardi di euro. In Sicilia Anas prevede di stanziare quasi 17 miliardi di euro tra manutenzioni e nuovi progetti nello stesso periodo e le ferrovie prevedono 22,1 miliardi di euro di investimenti, dei quali 17,6 miliardi sono già stati “finanziati”. Totale, 39 miliardi. Somma delle due regioni: quasi 90 miliardi di euro, perfino di più delle sparate di Salvini. 

Solo che i conti a quelli di Pagella politica non tornano. A maggio 2022 gli investimenti in infrastrutture previsti per Calabria e Sicilia erano pari a circa 35 miliardi di euro, una cifra di gran lunga inferiore rispetto a quella diffusa da Salvini e dallo stesso Gruppo FS in seguito. Quindi chiedono ancora. Nuova risposta dal Mit: “gli investimenti a oggi previsti dal Gruppo FS per le infrastrutture e la mobilità in Calabria sono pari a 13,4 miliardi di euro in arco decennale, quelli previsti in Sicilia sono pari a 22 miliardi di euro guardando all’intero valore dei progetti”. Ma come? E qui 90 miliardi annunciati da Ferraris? “Quella cifra – spiegano da Ferrovie dello Stato a Pagella politica – è riferita agli investimenti previsti dal piano industriale decennale di FS per le regioni del Sud Italia, non solo per Calabria e Sicilia”. Un capolavoro. 

Il Ministero poi chiarisce: “Sono 35,4 miliardi per Sicilia e Calabria”. E gli altri?

Sorge quindi un dubbio: com’è possibile analizzare l’effettiva utilità e il reale riscontro degli investimenti pubblici se non è possibile nemmeno conoscerne la cifra? Su quali basi il ministro Salvini ha valutato i costi e i benefici delle opere se nel suo ministero non c’è contezza dei costi programmati nei prossimi anni? Forse c’entra qualcosa la pessima abitudine tutta italiana di affidare le analisi costi-benefici ai soggetti attuatori delle opere e non soggetti terzi. E anche in quel caso, come avvenuto per il Ponte sullo Stretto di Messina, i numeri indicano l’insostenibilità economica. Altrimenti è solo un rimestare propaganda. 

 

Leggi anche: Spa delle autostrade. Mancava un altro carrozzone. Il governo mette in piedi una nuova società. Ma le attuali concessioni restano in piedi