Il mondo sconvolto dall’attacco a Parigi. Un attacco a tutta l’umanità che non potrà non cambiare la reazione dei Paesi occidentali di fronte al terrorismo e all’avanzata dell’Isis. Nessun capo di Stato ha nascosto l’irrinunciabilità di azioni nuove per colpire la barbarie. Una situazione straordinaria che impone prima di tutto responsabilità nel prevenire nuovi attacchi. Gli occhi del mondo sono quindi puntati naturalmente tutti su Roma, indicata già ieri dall’Isis come il prossimo bersaglio. L’attesa è di un gesto di grande coraggio del Papa. Ieri il Vaticano ha condannato come tutti l’orrore di Parigi. “Siamo sconvolti da questa nuova manifestazione di folle violenza terroristica e di odio che condanniamo nel modo più radicale insieme al Papa e a tutte le persone che amano la pace”, ha detto il portavoce della Santa Sede, Padre Federico Lombardi. “Preghiamo per le vittime e i feriti e per l’intero popolo francese – ha continuato – per un attacco alla pace di tutta l’umanità che richiede una reazione decisa e solidale da parte di tutti noi per contrastare il dilagare dell’odio omicida in tutte le sue forme”. Tra queste azioni molti si attendono che arrivi un segnale inedito rispetto al Giubileo della Misericordia. Un appello del Papa a tutti i cristiani perché preghino nelle proprie case, nelle proprie città, senza recarsi personalmente a Roma dove farebbero inevitabilmente da esca per il prossimo attacco terroristico. Da un Papa moderno ci si attende insomma l’utilizzo degli strumenti di comunicazione del nostro tempo, dalla television e radio ai social network, per seguire un evento di tutta la cristianità che capita in un momento eccezionale, a fronte di una città e di un Paese – Roma e l’Italia – che sono evidentemente non preparate alla gravità di una guerra anomala come quella ormai in corso. Una guerra senza Stati belligeranti e regole d’ingaggio, dove molti islamici che vivono in Europa e nei loro Paesi d’origine sono a fianco degli occidentali mentre cellule spietate del fanatismo islamista sono nascoste dentro le nostre frontiere e in molte comunità asiatiche e del mondo, collegate con le milizie dell’isis e delle altre sigle del terrore che tengono in scacco metà del continente africano con stragi e gesti di inaudita violenza.
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