Stragi nazifasciste, lo Stato si oppone ai risarcimenti e il governo resta in silenzio

L'Avvocatura dello Stato si oppone ai risarcimenti per i parenti delle vittime delle stragi nazifasciste e il governo resta in silenzio.

Stragi nazifasciste, lo Stato si oppone ai risarcimenti e il governo resta in silenzio

I governi fanno le leggi e poi l’Avvocatura dello Stato cerca il modo di non seguirle. Così si potrebbe riassumere il tentativo di negare i risarcimenti ai parenti delle vittime delle stragi nazifasciste durante la Seconda guerra mondiale. 

A raccontare la vicenda è la Repubblica, facendo riferimento soprattutto ad alcune stragi come quella di Niccioleta, chiamata dei minatori, o quella di Pratale. Nei mesi scorsi, per queste tragedie come per altre, i parenti delle vittime hanno intentato causa allo Stato tedesco.

Cause che nascono da una legge del governo Draghi, del 2022, con la quale era stato istituito un fondo da 55 milioni (saliti poi a 61) per i risarcimenti. Dato che la Germania non paga – era il ragionamento – allora sarà l’Italia a farsi carico delle somme stabilite dai tribunali.

Stragi nazifasciste, l’Avvocatura si oppone ai risarcimenti

I processi in corso sono tanti, ma il problema è che l’Avvocatura di Stato sembra non voler seguire la linea stabilita del governo con i risarcimenti previsti per i parenti delle vittime. L’Avvocatura, infatti, si impegna per negare questi risarcimenti, rappresentando Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia. 

Diverse le contestazioni, alcune abbastanza assurde. Come, per esempio, quando si parla di “difetto di prova” di fronte a fatti storici. O quando si sostiene che la vittima non è morta sul colpo dopo gli spari: essendo “sopravvissuto per un apprezzabile margine di tempo” non ci sarebbe danno. E qualche volta si è anche provato a invocare la prescrizione. 

Non solo, perché l’Avvocatura di Stato ha deciso anche di ricorrere in appello per le sentenze già arrivate, congelando così i risarcimenti stabiliti per i parenti delle vittime in primo grado. Sul caso il senatore del Pd, Dario Parrini, ha presentato un’interrogazione parlamentare nei confronti della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Ma per ora senza ricevere risposta.