Stretta su frodi, caporalato e allevamenti intensivi. La riforma del Pac sostenuta dai 5S è la svolta che serve all’agricoltura

Il Movimento 5 Stelle, da sempre vicino agli agricoltori, oggi lo è doppiamente grazie al sostegno alla riforma della Pac. In un momento di così grave crisi economica e sociale, dire di no alla riforma della Pac significa mandare in malora centinaia di migliaia di piccole e medie aziende agricole e quindi milioni di famiglie europee. Abbiamo grandi responsabilità nei loro confronti e dobbiamo loro delle risposte. La vecchia Pac, assai carente riguardo la tutela dei lavoratori e dell’ambiente, scade il 31 dicembre di quest’anno e il regolamento transitorio presenta gravi lacune.

Con la nuova Pac ci saranno cambiamenti importanti per la tutela dell’ambiente, degli agricoltori e della qualità dei nostri prodotti. Con i nostri emendamenti abbiamo modificato in meglio il compromesso fra i grandi gruppi PPE- S&D e Renew Europe. Grazie a noi son passate norme più stringenti sulle frodi e s’intensificherà la lotta al caporalato, con un unico database che permetterà uno scambio maggiore di informazioni e un ruolo attivo della Commissione nei controlli anti-frode. Inoltre, è passata la condizionalità sociale: basta fondi europei a chi non rispetta i contratti collettivi, la legislazione sociale e il diritto del lavoro nazionale e internazionale. Questa norma favorirà anche l’emersione del nero e metterà un freno allo sfruttamento schiavista che ancora oggi esiste in molti Paesi europei, Italia compresa.

Rivendichiamo con orgoglio i passi avanti fatti in termini ambientali rispetto alla scorsa Pac dove la struttura verde non esisteva. Sono introdotti obiettivi importanti sul rispetto ambientale, la gestione delle risorse idriche e il rimboschimento. Per la prima volta esistono eco-schemi specifici sull’ambiente e il clima, è inserito il benessere animale come requisito, e l’obbligo di riduzione delle emissioni di gas serra provenienti dall’agricoltura. C’è un paragrafo sul miglioramento della qualità dell’acqua ed azioni volte a ridurre erosione del suolo, protezione della biodiversità, uso sostenibile e ridotto dei pesticidi. L’obbligo di finanziamento per queste misure è fissato al 30% del totale: nella scorsa Pac non esisteva.

Si guarda al futuro con l’agricoltura di precisione che non utilizza pesticidi e comporta un notevole risparmio di risorse idriche. Si chiede il rispetto del 10% di vincoli dedicato alla biodiversità cosi come richiesto dalla Strategia 2030, e si prevedono maggiori controlli in linea con la direttiva sul benessere animale. È previsto anche un fondo ad hoc per il biologico. Si poteva fare di più? In un mondo ideale naturalmente sì, in quello reale anche, ma è molto ciò che si è fatto. Ed è bene ricordare che il Parlamento è stato assai più rivoluzionario del Consiglio, quello sì ancora sordo alle emergenze ambientali: dunque questi risultati, anziché denigrati, andrebbero difesi nel trilogo Consiglio-Parlamento-Commissione che si aprirà a breve. Chi punta al nulla di fatto si faccia un esame di coscienza: senza nuova Pac daremo un colpo mortale a milioni di lavoratori e alla tutela dell’ambiente, della salute umana e animale.

L’autore, Dino Giarrusso (nella foto), è europarlamentare del Movimento 5 Stelle.