Su Regeni i 5S non cambiano linea. È il Pd a spingere l’export armato. Duro J’accuse del senatore pentastellato, Ferrara: “Guerini & C. difendono la legge sull’esportazione”

“Nessuna inversione di ruoli” sulla vendita di armi all’Egitto. Anzi, è “il Pd a sostenere questa fornitura e continua a farlo, al di là delle fantasie giornalistiche”. E, come se non bastasse, i dem – specie “la cerchia che fa capo a Guerini” – stanno ostacolando la riforma della legge sull’autorizzazione all’esportazione di armi e sistemi militari. È questo il duro J’accuse di Gianluca Ferrara, senatore M5S da sempre attento alle tematiche pacifiste.

Precisazioni importanti, a maggior ragione dopo le parole di sdegno della famiglia di Giulio Regeni (che nei giorni scorsi hanno chiesto all’Egitto di avere indietro perlomeno i vestiti di loro figlio: secondo quanto risulta a La Notizia a breve saranno consegnati alle autorità italiane). “Al M5S – spiega ancora Ferrara – non sfugge l’importanza strategica dell’Egitto per l’Italia: penso ai giacimenti di gas dell’Eni, al ruolo dell’Egitto per la stabilità della Libia e del Mediterraneo. Ma il M5S non vuole che questa vendita, concordata da Conte e Al-Sisi, infici la ricerca della verità su Regeni”.

Nessun passo indietro?
Assolutamente no. Confido nel fatto che il governo italiano non baratterà mai la verità su Giulio Regeni per un commessa militare e che anzi sfrutterà questa situazione per ottenere quei risultati che finora non sono arrivati. Confido sopratutto nel gran lavoro del ministro degli Esteri Luigi Di Maio: fiducia ben riposta, stando alla notizia dell’importante incontro fissato per il 1° luglio tra i magistrati della Procura di Roma e quelli egiziani. Colgo l’occasione per rivolgere un appello ad una maggiore collaborazione anche da parte della Gran Bretagna, visto che Regeni lavorava in Egitto per un’istituzione britannica.

Nei giorni scorsi è tornato a ribadire che il problema è il meccanismo che consente all’Italia e alle sue aziende di vendere armi a Paesi in guerra. Perché?
In Italia esiste da trent’anni una legge bellissima ma malata, la 185 del 1990, che dovrebbe impedire di vendere armi a Paesi in guerra e a dittatori. Purtroppo questa legge ha dei buchi e dei difetti che hanno consentito il sistematico aggiramento, legale, dei divieti che essa stessa poneva alla vendita di armi italiane all’estero. Il caso delle bombe vendute all’Arabia Saudita e usate per crimini di guerra in Yemen sono un esempio. Gli elicotteri alla Turchia che li usa per bombardare i curdi è un altro. Le navi da guerra vendute a un Paese che non rispetta i diritti umani è solo l’ultimo caso. Il Movimento 5 Stelle ha presentato un disegno di legge, a mia prima firma, che renderà impossibile aggirare i divieti.

Che fine ha fatto il suo ddl?
Dopo mesi di interlocuzioni con il Pd, da cui eravamo pronti ad accogliere suggerimenti e appunti, abbiamo improvvisamente ricevuto una doccia fredda: chiusura totale sulla riforma della 185 da parte di Guerini, che ha deciso di interrompere il dialogo senza nemmeno cercare una mediazione su una riforma che, lo ricordo, faceva parte dell’accordo di governo dell’estate scorsa e che è sostenuta da tutto il M5S e dalla Farnesina.

Lei ha presentato un’interrogazione, firmata da 50 senatori 5S, per dirottare i fondi per gli F-35 sulla sanità…
Chiedevamo anche, come facciamo da sempre, di tenere aperta la discussione sul futuro di questo programma. Guerini ha chiuso le porte a ogni dialogo, non degnandoci nemmeno di una risposta. Un atteggiamento poco corretto sia dal punto di vista istituzionale che politico.

Pochi giorni La Notizia raccontava come ci siano state forti pressioni del Pd e del mondo della difesa affinché ci fosse l’ok alla vendita all’Egitto. Cosa ne pensa?
Il Pd ha fortemente sostenuto questa commessa, in particolare la cerchia che fa capo a Guerini e che è più sensibile alle istanze dell’industria militare, che in questa vicenda ha un doppio guadagno: prima dalla vendita all’Egitto e poi dalla reintegrazione delle navi per la nostra Marina Militare. Penso che gli elettori del Pd legati alla tradizione antimilitarista dovrebbero chiedere al loro partito se ha deciso di schierarsi dalla parte di chi vuole continuare ad armare guerre e dittature e a buttare preziosi miliardi in armi inutili.