Su Toti le destre prendono tempo

Per ora il governatore Toti resta in sella. Le dimissioni restano un tema. E pure Salvini difende l'alleato, ma meno di prima.

Su Toti le destre prendono tempo

Di sicuro da parte del presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, travolto dalle inchieste giudiziarie, non c’è al momento intenzione di fare passi indietro. “Ho parlato con il presidente Toti da pochissimo e escludo al 100% che si sia dimesso. Domattina (questa mattina, ndr) fisseremo il giorno dell’interrogatorio”, ha dichiarato all’Ansa l’avvocato che assiste Toti. Già l’interrogatorio che, secondo il legale del governatore, Stefano Savi, potrebbe avvenire entro la settimana, forse già mercoledì. È quello che attende anche tutto il centrodestra col fiato sospeso.

Per ora Toti resta in sella. Le dimissioni restano un tema. E pure Salvini difende l’alleato, ma meno di prima

In attesa che Toti parli, gli alleati di governo hanno deciso di congelare al momento il dossier e di non scaricare, non ancora e non adesso, il governatore. Lo ha indicato con una certa chiarezza il vicepremier e ministro degli Esteri, oltre che leader di Forza Italia, Antonio Tajani. Dimettersi o meno “è una scelta di Toti – ha spiegato – ma credo che adesso sia prematuro. Finché non c’è un interrogatorio o il tribunale del riesame credo che si debba aspettare. Poi sta a lui decidere se si vuole dimettere, io sono garantista, quindi per me finché non c’è una condanna in terzo grado uno è innocente, e come dice Nordio non è Toti a dover dimostrare la sua innocenza ma sono i magistrati a dover dimostrare la colpevolezza”.

La strategia è temporeggiare. Anche per via delle Europee

La strategia è dunque temporeggiare. Anche per via delle Europee alle porte e un “prendere ora le distanze”, si spiega, significherebbe “un’ammissione di colpevolezza” che si vorrebbe evitare. Ma con i particolari sempre più imbarazzanti che emergono dalle inchieste non è né semplice né scontato insistere su questa strategia. La verità è che nel centrodestra è diffusa la convinzione che un passo indietro del governatore non potrebbe che portare benefici. E adesso forse comincia a pensarlo anche Matteo Salvini. Giorgia Meloni sta rispettando la consegna del silenzio. Ma i suoi non si sono sperticati a difendere Toti. Ad eccezione di Guido Crosetto. Che ha parlato di “magistratura politicizzata”.

E di “ribrezzo” per le persone che speculano su vicende di questo tipo, e ha fatto riferimento a un ministro di Forza Italia che, di fatto, scarica Toti, dimenticando la storia del fondatore del suo partito e la persecuzione che subì. Ma se Tajani è prudente, il partito di FdI, eccezion fatta per Crosetto, lo è ancora di più. E ora appunto anche Salvini continua sì a difendere l’amico ma con meno convinzione. Secondo il vicepremier “nessuno” dovrebbe “dimettersi senza che sia stato condannato da un tribunale” e si augura che “la giustizia faccia in fretta”. “Ci facciano sapere se qualcuno ha sbagliato – ha detto – e se qualcuno sbaglia paga”. Ma in quanto titolare delle infrastrutture afferma: “Io devo sbloccare e accelerare cantieri, spero che” questo caso “non blocchi tutti i cantieri aperti a Genova e Liguria”.

La maggioranza aspetta l’interrogatorio. Prendere le distanze ora sarebbe segno di debolezza

Una preoccupazione condivisa dal suo collega di partito e viceministro del suo dicastero, Edoardo Rixi. Che sulle dimissioni dice: “Deciderà Toti, quando c’è un processo è il soggetto quello che si sceglie la posizione difensiva quindi non è più una scelta politica ma diventa anche una scelta di carattere di difesa”. E aggiunge con toni ancora più allarmati del suo ministro: “Io credo che, o si chiariscono le questioni durante il riesame, oppure ovviamente è difficile pensare di governare per due anni in assenza del governatore. Quindi è abbastanza ovvio però credo che sia prematuro al momento parlare di temi legati alle elezioni regionali”. E intanto si torna a parlare di finanziamento pubblico dei partiti. Per ripristinare il quale il leader di Avs Nicola Fratoianni presenta una proposta di legge che vieta anche “il finanziamento della politica da parte di imprese che abbiano contratti o partecipino ad appalti della Pubblica Amministrazione”.