Subito riforme o nemmeno il Nord reggerà

di Monica Setta

”Abbiamo molta fiducia nel governo Letta, ma ci aspettiamo soprattutto un nuovo sistema elettorale che garantisca la governabilità, una nuova normativa del lavoro che dia spazio ai giovani e un nuovo sistema fiscale”. Giulio Pedrollo, ingegnere, amministratore delegato di Linz Electric di Arcole ė il nuovo presidente della Confindustria Verona. Già leader dei giovani, uno degli imprenditori più stimati del salotto scaligero, Pedrollo parla con La Notizia nella sua prima intervista dopo la nomina.

Voi imprenditori avete grande fiducia in questo governo, eppure c’è chi dice che Letta ha i giorni contati. Che ne pensa?
“Ripongo grandi speranze in questo governo. Il Presidente Letta nel suo discorso per la fiducia ha promesso una politica industriale moderna, che valorizzi i grandi attori, ma anche e soprattutto le piccole e medie imprese che sono e rimarranno il vero motore dello sviluppo italiano. Questo Parlamento, fragile, diviso, ostaggio di nuove contrapposizioni che si sommano alle vecchie, speriamo regga abbastanza da consentire di fare le riforme che servono e che l’Europa si aspetta da noi come segnale di vero cambiamento”.

Dopo la sospesione della rata di giugno dell’Imu, quali riforme strutturali vi aspettate da questo governo di “ larghe intese”?
“Un nuovo sistema elettorale che garantisca la governabilità, una nuova normativa del lavoro che dia spazio ai giovani, un nuovo sistema fiscale dentro al quale i contribuenti trovino rispetto ed equità. Credo che da qui si debba ripartire dando un segnale che le cose possono cambiare. Nel Paese ci sono tante riforme che aspettano da troppo tempo, ma dobbiamo partire da quelle che daranno nuove speranze, nuovi spiragli. Il resto, se saremo capaci, verrà da solo”.

Che previsioni fa dal suo osservatorio privilegiato del salotto confindustriale veronese per il ciclo economico nel 2014?
“Dagli ultimi dati disponibili sembra che dal 2014 il Pil italiano dovrebbe ricominciare a crescere. A dicembre 2012 il nostro Centro Studi aveva stimato un aumento del prodotto interno dello 0,6 confermato anche dai dati Ocse di marzo. Certo è che abbiamo accumulato un gap considerevole 8,3% di Pil perso dal 2007 al 2013, cioè cento miliardi di ricchezza in meno. E ancora, 70 mila imprese in meno, tre milioni di disoccupati. Una produzione industriale che è diminuita di un quarto. È, come dice il Centro Studi di Confindustria, un’economia di guerra. La mia preoccupazione riguarda il Paese nell’insieme. Il nostro territorio, che pure soffre della situazione generale sta reggendo meglio di altri pensiamo solo al dato della disoccupazione che a Verona si ferma al 4,4%”.