Sui marò i giudici fanno gli indiani

di Angelo Perfetti

Non solo tengono prigionieri i nostri soldati senza uno straccio di prova, non solo li hanno bloccati ormai da due anni senza un capo d’accusa, ma fanno pure gli arroganti: chiedono rinvii lunghissimi, e ci contestano persino il ritorno ritardato dei fucilieri dopo la licenza che gli consentì di tornare in Italia. Scaduto il permesso fummo così lungimiranti da rispedirli in India, con l’unico membro del governo contrario quel ministro Terzi che infatti rassegnò le dimissioni.

Quella di stamattina era la prima volta che il rappresentante del governo italiano era fisicamente presente a un’udienza, e questo la dice lunga sugli sbagli fatti nella gestione del caso dei marò. Ma gli indiani anche stavolta hanno preso tempo. Tutto sommato poco, per la verità, ma solo perché – vivaddio – abbiamo alzato la voce: è stata infatti rinviata a lunedì prossimo 10 febbraio l’udienza in cui sara’ esaminato il ricorso dell’Italia sulla vicenda dei marò. Il presidente della Corte ha preso la decisione dopo aver ascoltato le ragioni del ricorso italiano.

Com’è andata l’udienza

La seduta, durata una ventina di minuti, è iniziata con la richiesta della Pubblica accusa di un rinvio, subito contestata dall’avvocato Mukul Rohatgi, a nome del team italiano. Il legale ha quindi chiesto al giudice Chauhan il permesso di di esporre le sue ragioni. Ha ricordato che il caso si trascina da due anni e che la decisione di usare la legge anti terrorismo Sua Act contraddice quanto stabilito dalla sentenza della Corte del 18 gennaio 2013, oltre a violare la garanzia del governo indiano sulla non applicabilita’ della pena di morte nell’incidente che ha coinvolto Massimiliano Latorre e Salvatore Girone il 15 febbraio 2012.  Rohatgi ha poi accennato alla confusione tra i ministeri della Giustizia e degli Interni e che, secondo fonti stampa, quest’ultimo ha autorizzato la polizia Nia a incriminare i marò in base al Sua Act “nello stesso giorno in cui la Corte esaminava il ricorso italiano”.

Ha poi ricordato al giudice che il caso sta danneggiando le relazioni diplomatiche con l’Italia e anche con l’Unione Europea. “Abbiamo quasi trovato una soluzione” ha detto il Procuratore Vanvahati chiedendo ancora 2 o 3 settimane di tempo. La richiesta ha sollevato le vivaci reazioni del legale che ha suggerito di autorizzare il rientro in Italia dei due Fucilieri
in attesa che vengano presentati i capi di imputazione. A questo punto, il giudice Chauhan ha deciso di rinviare la seduta al 10 febbraio precisando pero’ “di non essere disponibile a dare un’ulteriore proroga”. Sul possibile rimpatrio degli imputati, la Pubblica accusa ha ricordato al giudice che un anno fa, dopo la concessione di una licenza per le elezioni, “i maro’ non sono tornati”.
L’avvocato Rohatgi ha pero’ ribattuto che “sono rientrati nei tempi stabiliti” e su questo battibecco si e’ conclusa l’udienza.

“La Pubblica accusa non può più giocare con i tempi. Abbiamo ricordato tramite il nostro avvocato che ci sono stati 25 rinvii giudiziari senza un pezzo di carta”. Lo ha detto l’inviato speciale del governo sul caso dei marò Staffan De Mistura. “Prima l’unica linea rossa era il non utilizzo del Sua Act. Ora anche lo sono diventati anche i ritardi”. Alla domanda su cosa farà se si dovesse rinunciare al Sua Act, sorridendo ha risposto “ve lo dirò lunedi’”, dopo aver precisato che sarà di nuovo nell’aula della Corte Suprema.