Sui marò l’Italia ha sbagliato tutto

di Angelo Perfetti

Guido Crosetto, coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia, sul caso dei marò ha un’idea precisa che porta avanti da tempo: “Abbiamo fatto una serie di sbagli incredibili, difficile persino pensare di metterli in fila uno dopo l’altro. C’è stata un’approssimazione, per non dire altro, che fa spavento”. Un giudizio netto, senza appello. E d’altronde, dopo due anni di promesse non mantenute, rassicurazioni smentite, e schiaffi alla sovranità nazionale, l’idea che uno si può fare del governo italiano non può che essere questa.

Come valuta la posizione del governo che, nonostante la Nia (l’agenzia antiterrorismo indiana titolare del caso dei marò) attuasse il sue act, si è accontentata delle rassicurazioni verbali della Corte suprema senza pretendere atti formali del governo indiano?
Guardi, è inaccettabile il solo pensiero che uno Stato sovrano si rivolva a una Corte di un altro Stato sovrano. Non è mai successo nel mondo. Quando uno Stato ritiene di dover avere giustizia si rivolge a terzi per vedere riconosciuti i propri diritti in ambito internazionale. Anche perché avendo fatto questo passo verso la Corte indiana, implicitamente l’Italia ha riconosciuto la giurisdizione indiana come valida, mentre sappiamo bene che i fatti contestati, semmai fossero accaduti, non possono che essere accaduti in acque internazionali”.

L’Italia invece non ha mai alzato la voce in questo senso. Qualche timido richiamo al diritto internazionale e nulla più. Solo ora, dopo due anni , e dopo la presa in giro sulla pena di morte mai eliminata, si sta facendo qualcosa…
Lo dico da tempo. Inutile il profilo basso: dovevamo e dobbiamo ritirare dalle missioni internazionali i nostri militari se l’Onu e l’Unione Europea ci lasciano da soli. Ci devono aiutare in questa battaglia di legalità, sia perché è inaccettabile che all’Italia si chiedano sacrifici sui teatri di guerra internazionali per poi abbandonarla al proprio destino in un momento di emergenza, sia perché quando capita ai loro soldati si affrettano a porre i paletti giusti. Quelli peraltro che il diritto internazionali ci offre”.

Cosa accadrà il 24 gennaio alla festa di gala del console indiano?
Più che l’ennesima protesta sotto l’ambasciata, terremo gli occhi aperti su quali italiani decideranno di essere presenti a una festa nel momento in cui nostri connazionali sono prigionieri e rischiano di morire. Vogliamo proprio vedere chi avrà la faccia tosta di festeggiare con il rappresentante di Nuova Delhi.

Anche il Movimento 5 Stelle propone un tour in India per difendere i nostri marò. Voi lo avete detto già tempo fa. Altre forze politiche sono sulla stessa lunghezza d’onda. Non c’è il rischio di depotenziare la protesta se ci presentiamo spaccati?
L’unico titolato ad andare in India a parlare è il Governo italiano. E le nostre sollecitazioni servono a svegliare un esecutivo troppo morbido, titubante, arrendevole e confuso. E’ una provocazione per costringere Letta e i suoi ministri ad uno scatto d’orgoglio.

Insomma, si poteva fare molto di più e molto prima…
Come ho detto, tante cose dovevano andare diversamente fin dall’inizio. La nave che rientra in India da acque internazionali, i militari indiani che salgono a bordo, i nostri marò fatti prigionieri. Tutto sbagliato. Ma soprattutto un errore giuridico rimandarli in India dopo averli avuti a casa. Il nostro ordinamento ci consente di non estradare nessuno nei paesi dove vige la pena di morte. Lo facciamo persino per i delinquenti, eppure non l’abbiamo voluto fare per i nostri soldati.