Restrizioni sul Covid, Giorgia minimizza ma Schillaci la sbugiarda. Smart working e limiti ai grandi eventi, il ministro apre alla stretta

Sul Covid Giorgia minimizza ma Schillaci la sbugiarda. Smart working e limiti ai grandi eventi, il ministro apre alla stretta

Restrizioni sul Covid, Giorgia minimizza ma Schillaci la sbugiarda. Smart working e limiti ai grandi eventi, il ministro apre alla stretta

Dal “mai più restrizioni” gridato nelle piazze per strizzare l’occhio ai No Vax e superare il Covid, al ritorno dei test obbligatori in aeroporto. E forse, in caso di peggioramento della situazione, perfino il ripristino delle mascherine al chiuso, la reintroduzione dello smart working, la limitazione agli eventi di massa e, per non farsi mancare nulla, l’intensificazione della campagna vaccinale.

Queste le misure contenute all’interno della circolare del ministero della Salute, guidato da Orazio Schillaci, intitolata “Interventi in atto per la gestione della circolazione del SarsCoV2 nella stagione invernale 2022-23” che segnano una retromarcia, a tratti inattesa, da parte del governo di Centrodestra.

Lo smacco sul Covid

Un testo che non può che creare imbarazzi visto che Giorgia Meloni & Co, dopo aver messo in soffitta la pandemia forse nel tentativo di esorcizzarla, ora stanno rapidamente tornando sui propri passi con una retromarcia che rischia di scontentare gran parte del proprio elettorato.

Cosa ancor peggiore quanto sta accadendo rischia di trasformarsi in un vero e proprio smacco per il Presidente del Consiglio. Già perché soltanto 24 ore prima, durante il discorso di fine anno, la Meloni aveva ribadito che malgrado quanto stesse accadendo in Cina, dove le organizzazioni internazionali parlano di almeno 9mila morti al giorno e la Sanità già al collasso, non sarebbero state reintrodotte misure drastiche.

“Per come la vedo io la soluzione sono sempre i controlli e continuano ad essere utili tamponi e mascherine. La privazione della libertà che abbiamo conosciuto in passato non credo sia efficace, lo dimostra quanto accaduto in Cina. Dobbiamo lavorare sulla responsabilità dei cittadini piuttosto che sulla coercizione” è quanto ha dichiarato.

Eppure il giorno dopo arriva la circolare del ministero della Salute che sembra smentirla visto che torna lo spettro delle limitazioni delle libertà.

Negare l’evidenza sul Covid

Tra l’altro quest’ultime, può piacere o meno, quando sono state l’unica possibile risposta al virus hanno dato ottimi risultati. A dirlo sono innumerevoli studi europei dai quali è emerso che le restrizioni hanno evitato almeno 3 milioni di morti. Ma c’è di più.

Che le limitazioni abbiano funzionato piuttosto bene ce lo fa capire proprio quanto sta accadendo in Cina dove appena sono state allentate le restrizioni, la pandemia ha ripreso a galoppare. E tutto ciò sta accadendo perché nel Paese asiatico la campagna vaccinale è stata un colossale flop mentre quella fatta in Italia, grazie all’impegno del governo giallorosso guidato da Giuseppe Conte e poi da quello di Mario Draghi, è stata un clamoroso successo.

La quarta dose

Proprio per questo la circolare del ministero se da un lato è uno smacco politico per le destre, dall’altro è il segno che finalmente è stata presa coscienza di cosa sta realmente accadendo. E a farlo pensare è proprio il fatto che si sta tornando a spingere sulla vaccinazione tanto che nella circolare la quarta dose viene caldamente raccomandata alle categorie a rischio.

Inoltre si suggerisce anche un’ulteriore dose di richiamo con vaccino a m-Rna nella formulazione bivalente a chi “ha già ricevuto una seconda dose di richiamo con vaccino a mRNA monovalente, una volta trascorsi almeno 120 giorni dalla stessa o dall’ultima infezione: persone dagli 80 anni in su, ospiti Rsa, persone dai 60 anni in su con fragilità. Su richiesta dell’interessato, anche tutti gli altri soggetti ultrasessantenni, che hanno già ricevuto un secondo richiamo, potranno, comunque, vaccinarsi con una ulteriore dose di vaccino”.