Jobs Act, oggi resa dei conti in casa Pd

dalla Redazione

Anche la giornata di ieri è stata animata dalla discussione, interna al Pd, in merito soprattutto all’articolo 18 e alla riforma del lavoro. Matteo Renzi, però, pare andare spedito sulla sua strada, contro tutto e tutti: “Io non sono un massone – ha detto oggi – sono un boy scout. La verità è che io non omaggio certi poteri e questa è la reazione”. Insomma, continua la lotta contro i “poteri forti” e contro i “gufi”. Il clima, però, non è dei migliori in vista della riunione della direzione del partito prevista per domani.

OGGI L’INCONTRO DEI SINDACATI
Il clima è reso ancora più incandescente dal fatto che oggi non si riuniranno solo i vertici Dem, ma anche Cgil, Cisl e Uil i cui tre leader si vedranno per valutare se ci sono i margini per una posizione unitaria sul Jobs act del governo Renzi e in particolare sullo scontro in merito all’articolo 18. L’incontro, a quanto trapela, è stato fissato alle 10.30, nella sede della Cisl.

BERSANI IN SOCCORSO, D’ALEMA ALL’ATTACCO
Un appoggio, in una situazione estremamente difficile, arriva direttamente da Pier Luigi Bersani. Dopo le critiche dei giorni scorsi, l’ex segretario Pd ha affermato: “Stia tranquillo, Renzi, stia sereno”. Queste le parole di Bersani, a margine del voto per le primarie del centrosinistra, il quale poi ha ha escluso un rischio scissione nel partito: “non esiste proprio”, ha detto. A duo giudizio, “bisogna rispettare le opinioni, non si può dire prendere o lasciare, chi ha responsabilità di dirigere deve cercare una sintesi, a casa tua cerchi una sintesi … Prendere o lasciare sull’articolo 18? Non esiste. C’è il Parlamento – ha aggiunto l’ex segretario del Pd – c’è un gruppo di emendamenti che sono stati presentati al Senato, tutti secondo me assolutamente ragionevoli”.
Ma se Bersani tenta di calmare le acque, a inasprire nuovamente gli animi ci pensa Massimo D’Alema. Come scriveva Gramsci, ”può capitare che i giovani di una parte si facciano istruire dagli anziani della parte avversa. Mi pare che qualcosa di simile stia accadendo nel nostro Paese. L’unica vecchia guardia con cui Renzi interloquisce è quella rappresentata dal centrodestra di Berlusconi e Verdini. Al Pd vengono poi imposte, con il metodo del centralismo democratico, le scelte maturate in quegli incontri privati”. Una dura accusa di personalismo, dunque, quella lanciata da D’Alema nell’intervista rilasciata al CorSera.

LA BATTAGLIA SUL LAVORO? UN PRETESTO
“Renzi – ha continuato D’Alema – è in evidente difficoltà nei rapporti con Bruxelles. E sull’articolo 18 è in atto un’operazione politico-ideologica che non corrisponde a nessuna urgenza. Non esiste un’emergenza legata alla rigidità del mercato del lavoro. C’è persino il sospetto che si cerchi uno scontro con il sindacato e una rottura con una parte del Pd per lanciare un messaggio politico all’Europa e risultare così affidabile a quelle forze conservatrici che restano saldamente dominanti. Spero che Renzi si renda conto che una frattura del maggior partito di governo – avverte – non sarebbe un messaggio rassicurante. Se vuole, è possibile trovare un accordo ragionevole sugli interventi sul mercato del lavoro”.
In altre parole, per l’ex presidente del consiglio quella portata avanti da Renzi sarebbe solo una battaglia pretestuosa condotta per cercare di risalire la china dopo essersi reso conto di essere stato sopraffatto in Europa dal dominio di Angela Merkel: “La Merkel – ha detto ancora D’Alema – si è mossa da leader europea, i socialisti invece hanno ragionato in un’ottica di prestigio nei singoli Paesi. Lo ha fatto anche Renzi, che ora, per venire fuori dall’impasse e ottenere concessioni dall’Europa, ha deciso di puntare su una questione che è chiaramente ininfluente rispetto agli ostacoli alla ripresa economica, e cioè l’articolo 18”.