Sul Ponte sventola bandiera azzurra. Renzi cerca i voti di Berlusconi per il referendum, minoranza Pd infuriata

Renzi dichiara di volere i voti della destra per il referendum. Ma la minoranza del Pd avverte: i voti degli elettori di sinistra non sono assicurati.

La promessa sul Ponte dello Stretto non è stata affatto un’uscita estemporanea. Tutt’altro. Aveva infatti un obiettivo chiaro: strizzare l’occhio agli elettori di destra, che – secondo il presidente del Consiglio – saranno “decisivi” per il risultato del referendumdel 4 dicembre. “L’elettore di destra oggi si trova di fronte a due scelte: votare sul merito, non votare sul merito. Se la scelta diventa votare sul merito vota Sì e sono certo che alla fine andrà così”, ha ragionato Matteo Renzi nell’intervista a Il Foglio. Lasciando intendere che farà di tutto per conquistare quei voti perché “la sinistra è con noi”. Un ragionamento appoggiato in pieno dalla pattuglia renziana: “Il 4 dicembre serve convincere gli italiani. Chiedere il si al referendum del 4 dicembre anche agli elettori di destra non è un reato, è solo aritmetica. La riforma della Costituzione è il coronamento di una tesi dell’Ulivo ed è nel dna della sinistra. Chi parla di partito della Nazione, ha vuoti di memori”, ha affermato il senatore Andrea Marcucci.

La minoranza del Partito democratico ha però accolto con irritazione le parole del premier. “Renzi dice che il Referendum si vince a destra. Io incontro tante persone di sinistra che non sono convinte e vogliono votare no”, ha osservato l’ex capogruppo dem alla Camera, Roberto Speranza. “Non vorrei che il giorno dopo il referendum, avendo puntato sugli elettori di destra, ci ritrovassimo tutti iscritti al partito della nazione e il Pd svuotato di idee ed elettori”, ha aggiunto l’esponente della sinistra. Non è stato più tenero Gianni Cuperlo: “Non è una buona idea quella di mettere sul piano della bilancia i voti della destra, magari con delle aperture come quella sul ponte in contrapposizione ai veti della sinistra”. E per l’ex candidato alle primarie c’è il rischio di avere “una sinistra più divisa” e anche “un Paese più diviso” con “istituzioni più fragili”. Anche un altro bersaniano di ferro, il senatore Miguel Gotor, ha polemizzato con Renzi: “Il premier parte dall’assunto che i voti a sinistra ci siano, noncurante dell’impegno dell’Anpi e della Cgil nel fronte del no e del dato di fatto che centinaia di migliaia di iscritti ed elettori del Pd voteranno No, tanto più dopo le sue affermazioni di oggi.