Sul Reddito di cittadinanza altro dietrofront della Meloni

L'Europa chiede di mantenere il Reddito di cittadinanza. Saraceno: "Prevale la logica punitiva verso i disoccupati”.

Sul Reddito di cittadinanza altro dietrofront della Meloni

Il Governo è al lavoro sulla riforma del Reddito di cittadinanza. Dalle indiscrezioni pare che il sussidio ai poveri sia destinato a rimanere ma il giro di vite verrebbe confermato. I requisiti Isee per ottenere l’assegno dovrebbero subire una forte stretta rispetto a quelli attuali. Il tetto per aver diritto al sussidio dovrebbe infatti scendere dagli attuali 9.360 euro a 7.200 euro, tagliando fuori molte famiglie.

Chiara Saraceno, sociologa e presidente a suo tempo del Comitato Scientifico per la valutazione del Reddito di Cittadinanza, che ne pensa?
“Che se venisse confermata, questa disposizione taglierà fuori moltissime persone nel Centro Nord dove l’Isee è mediamente più alto. Non so se la Lega abbia riflettuto su questo. L’altra cosa che è importante sottolineare è che contrariamente a quanto avevano preannunciato all’epoca sia della campagna elettorale sia della Finanziaria è che alla fine non tolgono il sostegno economico ai cosiddetti occupabili ma decidono di dar loro un po’ di meno per meno tempo. E questo è comunque discutibile. Il motivo per cui fanno questo è perché si sono accorti che forse sarebbe successo un patatrac se lo avessero cancellato, ma anche perché, avendo approvato nel Consiglio europeo la raccomandazione sul reddito minimo che dice che tutti i poveri devono ricevere un sussidio, non potevano dopo toglierlo solo perché i percettori sono occupabili. E quindi da un lato è positivo che abbiano corretto la loro intenzione iniziale però non si capisce perché debbano fare una misura come dire meno generosa. Poteva essere comprensibile la logica per cui si dice a chi non ha in famiglia minorenni, anziani o disabili glielo diamo solo per un anno il sussidio per spingerli alla ricerca di un lavoro… ma perché dargli di meno, visto che l’assegno deve garantire il soddisfacimento dei bisogni di base? Forse potrebbero abbassarlo un po’ a tutti, portarlo a 400 euro… Noi come comitato scientifico avevamo detto di riequilibrarlo, abbassando un po’ l’assegno ma rendendolo meno discriminatorio contro le famiglie numerose così com’è attualmente. Ma, ripeto, dare di meno a chi è occupabile è una cosa che non riesco a capire se non con una logica punitiva… Col principio che tocca dargli qualche cosa ma gli diamo meno”.

Non c’è il rischio di creare una discriminazione tra i poveri senza figli e quelli con i figli?
“Non è chiaro questo. Di certo se dagli occupabili venissero esclusi coloro che hanno minorenni, anziani o disabili nel nucleo familiare sarebbe un fatto curioso. Avremmo una definizione familiare dell’occupabilità. Spero ci sia qualche occupabile anche in quei nuclei familiari che hanno minorenni, anziani o disabili. Al momento l’attuale situazione penalizza al contrario le famiglie numerose. Con la scala di equivalenza una famiglia di tre persone, tutti adulti, ha più facilità di accesso e prende di più che una famiglia di tre persone in cui ci sono due adulti e un minore o un adulto e due minori. Mi auguro che questa cosa venga sistemata”.

Non si capisce, tra le altre cose, come pensano di far funzionare le politiche attive se le Regioni sono ancora all’anno zero sul piano di potenziamento dei Centri per l’impiego…
“Questo delle politiche attive del lavoro è il problema grosso, il Reddito di cittadinanza è fallito su quel punto lì. Poi sono stati colpevolizzati i beneficiari. Ma se i Centri per l’impiego non offrivano loro nulla non si capiva bene cosa potevano fare i percettori. Ora non è una novità che riparlino di politiche attive del lavoro. Anche il Reddito di cittadinanza era stato impropriamente definito una politica attiva del lavoro. Ma le politiche attive del lavoro sono quelle che mancano. Adesso il programma Gol è un po’ che è partito. Non sta dando risultati mirabili: sono coinvolti in tanti non solo percettori del Reddito di cittadinanza. Ma queste politiche devono partire prima o poi a prescindere dai poveri. Questo Paese le deve fare”.

Come valuta il coinvolgimento delle agenzie private del lavoro?
“Questo l’ha fatto già il governo Draghi. Mi pare un classico: visto che abbiamo i Centri per l’impiego che non funzionano al posto di farli funzionare andiamo dalle agenzie private. Così paghiamo due volte le persone che devono fare politiche attive del lavoro perché paghiamo i dipendenti dei Cpi e le agenzie del lavoro. Che poi…Anche le agenzie del lavoro cosa possono fare? Si occuperanno dei più facilmente occupabili, e tra i percettori ci sono quelli molto difficilmente occupabili. Che richiedono grandi investimenti. E poi le agenzie del lavoro non fanno mica formazione…”

A tal proposito non risulta siano ancora partiti i corsi di formazione funzionali al reinserimento nel mercato del lavoro dei percettori nonostante la legge di Bilancio abbia reso la loro frequenza obbligatoria pena la perdita del sussidio…
“Non sono partiti infatti. Persino quelli previsti per i giovani senza titolo dell’obbligo. Per far partire quest’ultimi doveva esserci un accordo, un protocollo tra il ministero dell’Istruzione e quello del Lavoro e non è stato fatto neanche quello. I Cpa partono ad ottobre come tutte le scuole… perché a gennaio nessuno ti prende. Questo governo che mette al centro le politiche attive del lavoro su questo piano non ha dato grande prova. Siamo a marzo è tutto è fermo. E poi si finisce per colpevolizzare i beneficiari che non si danno da fare”.

In Italia c’è un’enorme questione salariale ma sembra la grande rimossa dall’agenda del governo. Che ne pensa?
“Tra i percettori del Reddito di cittadinanza ci sono anche famiglie di lavoratori povere. Questo significa che anche avere un lavoro non è sufficiente a stare fuori dalla povertà”.

Alla luce di tutto questo è necessaria una legge sul salario minimo, sebbene questo governo non pare avere alcuna intenzione di prenderla in considerazione?
“Questo governo forse no ma finalmente sembra venir fuori un po’ d’accordo su questo tema. La Cgil che era contraria ora ne parla, persino Calenda ritiene necessaria una legge sul salario minimo. Insomma l’opposizione sembra unita. Perlomeno si sta creando un’opinione pubblica favorevole”.

 

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