“Sul salario minimo sono terrorizzati, non sanno più cosa inventarsi”: l’intervista a Carotenuto (M5s)

Parla il deputato M5s Dario Carotenuto: "Sul salario minimo non sanno più cosa inventarsi, temono il consenso della proposta".

I giornali di destra parlano di bluff sulla raccolta firme per il salario minimo, con la possibilità di sottoscrivere più volte e con nomi falsi la petizione. Dario Carotenuto, deputato del Movimento 5 Stelle, pensa sia un modo per screditare un’iniziativa che sta avendo successo?
“Il bluff di cui si dovrebbe parlare sulle prime pagine è quello di chi dai banchi dell’opposizione, in campagna elettorale e perfino dopo la tragedia di Cutro inneggiava al blocco navale e alla caccia agli scafisti. Oggi i risultati del governo Meloni sono sotto gli occhi di tutti. Per non parlare del taglio delle accise sulla benzina. Ma tornando alla domanda: i membri del comitato promotore, di cui per il M5S fanno parte Vito Crimi e Nunzia Catalfo, hanno chiarito che ci sarà un controllo su doppie o triple firme che non verranno conteggiate. A breve, inoltre, partirà la raccolta firme cartacea. Evidentemente hanno paura dello straordinario consenso di cui gode la proposta a prima firma Conte”.

Le destre negano la necessità di introdurre il salario minimo, ritenendo che verrebbe applicato a molti meno lavoratori dei 3 milioni stimati dall’Istat…
“Non sanno davvero più cosa inventarsi: tra un po’ scriveranno che il salario minimo è la causa della fame nel mondo… Pensi che qualche giorno fa, su Libero, ho letto un articolo smaccatamente pro-Meloni che, a detta dell’autore, grazie alla sua azione avrebbe fatto aumentare le retribuzioni nientepopodimeno che del 2,7%. Peccato che con l’inflazione il carrello della spesa resti sopra il 10%, mangiandosi totalmente qualsiasi lieve incremento delle paghe. L’ultimo rapporto dell’Ocse ha evidenziato come il nostro sia il Paese che ha registrato il calo dei salari reali più forte tra le principali economie dell’area: a fine 2022, in Italia i salari reali erano calati del 7,5% rispetto al periodo precedente la pandemia contro una media del 2,2%. Ma di che cosa parlano?”.

Prima il Covid, poi il clima, ora il salario minimo: sono dei veri e propri professionisti del negazionismo?
“È così. Non scordiamoci ciò che il partito di Meloni ha fatto e detto durante i mesi più duri della pandemia, quando il governo Conte II era impegnato giorno e notte per garantire la stabilità economica e sociale del Paese. Una volta preso il potere, FdI, Lega e Forza Italia hanno istituito una commissione d’inchiesta sul Covid che non indagherà sulla gestione delle Regioni, 15 delle quali a guida centrodestra, e strizza l’occhio ai no-vax. Per loro il Parlamento è il luogo deputato a valutare gli effetti avversi dei vaccini: assurdo”.

Secondo lei qual è l’obiettivo del negazionismo su temi così differenti? Quali sono i reali interessi dietro a queste posizioni: semplice necessità di screditare gli avversari o c’è altro?
“Da una parte c’è il tentativo dei partiti di maggioranza di tenere saldo un pezzo di elettorato, dall’altra le sparate dei vari Malan, Borghi & Co. sono servite, in taluni casi, a spostare un dibattito che altrimenti si sarebbe concentrato su tematiche che avrebbero potuto far perdere voti alla Destra. Una Destra che sulla propaganda non ha limiti: basta vedere com’è cambiata la comunicazione di Salvini sugli immigrati”.

Tornando sul salario minimo, vi aspettavate un’adesione così alta in questi giorni di ferie?
“Assolutamente sì. Fuori dai Palazzi, i cittadini ci chiedono costantemente di intervenire in tal senso. Anche i sondaggi dicono che il 75% degli italiani è a favore del salario minimo e fra questi figurano anche molti di coloro che alle ultime elezioni hanno votato FdI, Lega o FI. Noi ci battiamo per questa misura da 10 anni, se in passato anche quelle forze politiche che oggi ci affiancano in questa battaglia non si fossero messe di traverso lo avremmo già introdotto. C’è ancora tempo per rimediare e la raccolta firme è uno strumento importante che abbiamo a disposizione”.

Forse è la sorpresa di questo successo a spingere le destre a screditare l’iniziativa?
“Credo proprio di sì. Per mesi, governo e maggioranza hanno sottovalutato la portata del problema, credendo di poter risolvere il tutto con un mini-taglio del cuneo fiscale. Non a caso, proprio dopo l’uscita dei sondaggi che citavo poc’anzi hanno fatto retromarcia e sono passati dall’emendamento soppressivo della nostra pdl in commissione Lavoro all’apertura di un dialogo con le opposizioni, che finora altro non è stato che una passerella mediatica organizzata da Meloni 4 giorni prima di Ferragosto. A settembre, quando riapriranno le Camere, riprenderemo la nostra battaglia. Non intendiamo arretrare di un millimetro”.

Si ipotizza un salario minimo per soli 60mila lavoratori: sarebbe una presa in giro dopo l’incontro con le opposizioni?
“Sarebbe un’incredibile presa in giro. L’approvazione della nostra pdl, che fissa in 9 euro l’ora la soglia sotto la quale nessun contratto collettivo può scendere, farebbe aumentare gli stipendi di 3,6 milioni di lavoratori. Invece Meloni e il suo governo continuano a raccontare falsità e a buttare la palla avanti, come dimostra l’inconcludente incontro di una settimana fa a Chigi dove l’unica idea messa sul tavolo dalla premier è stata coinvolgere il Cnel… Già durante il governo Draghi ci eravamo opposti all’idea di provvedimenti tali da spaccare il mondo dei lavoratori; se anche stavolta l’obiettivo sarà questo, il M5S non resterà certo a guardare”.

Crede sia possibile convincere Meloni ad accettare, almeno in parte, la vostra proposta o è destinata a essere affossata?
“Lo vedremo. Finora questo governo ha portato avanti politiche ad esclusivo vantaggio della parte privilegiata del Paese a danno dei più deboli. La cancellazione del RdC, che andava anche a 200mila lavoratori poveri, venendo meno alle promesse fatte su formazione e lavoro; la deregolamentazione dei contratti a termine e dei voucher; per non parlare della locuzione “pizzo di Stato”, usata da Giorgia Meloni nella terra di Libero Grassi per giustificare l’evasione fiscale, sono la punta di un iceberg. È un governo forte con i deboli e debolissimo con i forti e lo ha dimostrato il caso Santanché. Noi siamo pronti a contrastare in tutte le sedi e in ogni modo possibile questa visione classista e deleteria per il Paese”.