Sul totoministri Matteo rischia di rompersi il… Colle. Il capo di Iv non vuole Gualtieri, sta preparando il bis di Savona. Nel 2018 Mattarella impedì la nomina del professore caro alla Lega

Sul totoministri Matteo rischia di rompersi il… Colle. Il capo di Iv non vuole Gualtieri, sta preparando il bis di Savona. Nel 2018 Mattarella impedì la nomina del professore caro alla Lega

Matteo Renzi è tornato sulla scena e tornando non rinuncia alla sua interpretazione – diciamo frizzante – della politica. E quindi il senatore toscano, che ha sempre detto prima i programmi poi i nomi, si è immediatamente fiondato nel mercato dei ministri facendo sapere i suoi desiderata, opzione peraltro che compete al presidente del Consiglio supportato dal Quirinale, minacciando un governo istituzionale. E si ricordi Renzi della fine che ha fatto Paolo Savona (nella foto) nel governo giallo – verde impallinato dal presidente Mattarella.

In ogni caso l’ex premier ci ha già fatto sapere “ufficialmente” che non vuole più Roberto Gualtieri (Pd) all’Economia per divergenze pregresse sul Recovery Plan e non vuole neppure Alfonso Bonafede (M5S) alla Giustizia a causa delle sue posizioni sulla prescrizione. Altra impallinanda, secondo sempre i suoi voleri, sarebbe la ministra della Scuola Lucia Azzolina (M5S). Un altro che ha ricevuto l’ostracismo è il nuovo sottosegretario con delega ai Servizi Pietro Benassi, designato da Conte dopo aver lasciato le sue personali deleghe. Naturalmente Renzi vuole poi ciucciarsi “ministeroni” con la condizione di mettere dentro la sua protetta Maria Elena Boschi ed Ettore Rosato, presidente di Italia Viva.

Qualcuno ha fatto il suo nome anche per gli Esteri, ma è improbabile che Luigi Di Maio sia interessato alla cosa. Insomma, come al solito, Renzi parla solo di nomi, poltrone, posti di potere senza nessun interesse per i programmi a dimostrazione che è mosso unicamente dal potere per il potere fino a se stesso e che degli italiani, della pandemia, del piano vaccini rallentato non gliene può importare di meno.

La crisi è stata studiata a tavolino dopo aver soppesato con il bilancino i numeri al Senato; una crisi nata come una combinazione scacchistica che era bene presente nella mente del fiorentino ben sapendo che al voto non ci si sarebbe mai andati, vuoi perché Mattarella è contrario vuoi perché lui sparirebbe. Forte di questa considerazione ha puntato unicamente a rafforzarsi con i ministeri e con un occhio, magari, alle trecento nomine nelle aziende partecipate che si faranno a breve. E tutto scritto nero su bianco, ha tuonato l’ex rottamatore poi rottamato dal suo stesso partito. Ma si ricordi Renzi di un suo illustre conterraneo, tal Niccolò Machiavelli, che servì sia i Medici che la Repubblica di Firenze per amore del potere e che finì sonoramente bastonato da entrambi.