Sulla riforma del Csm tanto rumore per nulla. Dal Senato il via libera definitivo al testo della Cartabia che Salvini & Co volevano far saltare ma che alla fine hanno votato

Tanto rumore per nulla sulla riforma del Csm. Dal Senato l'okay al testo che Salvini & Co volevano far saltare ma che alla fine hanno votato

Sulla riforma del Csm tanto rumore per nulla. Dal Senato il via libera definitivo al testo della Cartabia che Salvini & Co volevano far saltare ma che alla fine hanno votato

Tanto rumore per nulla. Dopo i referendum falliti per il mancato quorum e la pioggia di emendamenti bocciati per reintrodurne i contenuti, la riforma del Csm voluta dalla ministra Marta Cartabia è legge. Con una larghissima maggioranza, ben 173 voti favorevoli e appena 37 contrari, il Senato ha approvato il testo senza alcuna modifica.

Un risultato che, soltanto poche ore fa, sembrava davvero a rischio viste le posizioni di ferma opposizione manifestate dalla Lega e da Italia Viva, con soprattutto i primi che sembravano addirittura pronti allo strappo. In realtà che le cose sarebbero andate così lo aveva già fatto capire il deputato M5S, Vittorio Ferraresi, che a La Notizia aveva detto chiaro e tondo che le manovre dei due Matteo non erano nulla più che “una gran caciara per fare propaganda elettorale”.

Una profezia che ha trovato conferma poche ore dopo dalle decisioni dei due partiti prese in Aula e che hanno mirato sostanzialmente a salvaguardare l’attuale governo anziché affossarlo.

La Lega va in tilt sulla riforma del Csm

Tuttavia i due partiti hanno seguito strategie molto differenti. Se Matteo Renzi è riuscito a tenere – almeno in parte – il punto, tanto da aver optato per l’astensione dei propri senatori esattamente come fece alla Camera, le cose per Matteo Salvini sono andate in modo molto diverso. Già perché è innegabile che il Carroccio in questi mesi è sembrato spesso e volentieri mettersi di traverso sulla riforma del Csm.

Una battaglia in punta di diritto che, malgrado le molte concessioni ottenute nel corso degli innumerevoli vertici di maggioranza che hanno portato al testo definitivo, aveva convinto il Capitano a schierare il suo partito in favore dei famosi cinque quesiti referendari, tre dei quali avrebbero toccato aspetti già trattati dalla riforma mentre i restanti due, l’abrogazione della legge Severino e la limitazione delle misure cautelari, avrebbero apportato uno stravolgimento tale della Giustizia italiana che sicuramente avrebbe causato una crisi politica dagli esiti imprevedibili.

Una battaglia al testo della Cartabia che Salvini ha portato avanti anche all’indomani del flop della consultazione popolare. Come? Semplicemente portando – prima in Commissione giustizia al Senato e dopo nell’Aula stessa – una serie di emendamenti che, molto banalmente, avrebbero inserito i contenuti dei quesiti referendari all’interno della riforma. Peccato che il blitz, su cui si ipotizzavano convergenze da parte di mezzo parlamento, è stato respinto al mittente con una sonora bocciatura.

Questa mattina, però, la posizione di contrarietà della Lega al provvedimento è magicamente sparita. Così, in barba a quanto sospettavano molti, il partito ha fatto l’ennesimo dietrofront e ha votato a favore della riforma Cartabia.

Tutti scontenti

Insomma tutti felici e contenti, o no? Può sembrare una domanda banale ma non lo è. A dispetto della maggioranza schiacciante dei voti a favore e all’astensionismo tattico, la sensazione paradossale è che sul provvedimento tutti abbiano qualcosa da ridire.

“Sulla riforma si poteva fare di più e si poteva fare meglio, ma voglio sottolineare che senza il nostro apporto il risultato sarebbe stato peggiore: il Movimento 5 Stelle è sempre a difesa del Paese e della Costituzione” ha spiegato la senatrice Alessandra Maiorino sottolineando come questa “era l’unica Riforma possibile con questa strana maggioranza”.

“Manca ancora qualcosa in questa riforma”, abbiamo votato “a favore di questi ritocchi, ma all’appello manca una riforma costituzionale. C’erano i tempi per farlo, ci avrebbe permesso di dire non solo chi va al Csm, ma chi è meritevole di andare al Csm” ha spiegato la senatrice della Lega, Giulia Bongiorno che ha parlato della riforma come di “una occasione mancata”.

Soddisfatto, invece, il Partito democratico con la capogruppo al Senato, Simona Malpezzi, che spiega che “con l’approvazione della riforma del Csm si mette un altro tassello nel quadro delle riforme della Giustizia. Su questa materia abbiamo sempre sostenuto che dovesse essere il Parlamento a svolgere il suo lavoro. Così è stato”. Ma la parlamentare Pd non si ferma qui e mette a nudo le troppe contraddizioni del Carroccio ricordando come “noi sosteniamo l’Esecutivo nel suo impegno riformatore con decisione e spirito costruttivo. Non possiamo dire altrettanto di altre forze della maggioranza che continuano a distinguersi e della Lega che ha messo a rischio il provvedimento, votando più volte contro il Governo, nonostante gli equilibri delicati raggiunti dagli accordi di maggioranza, e che poi oggi ha dato il via libera senza colpo ferire. Un atteggiamento irresponsabile e confuso”.