Sulla scuola solo proposte acchiappa-voti

Parla il presidente dell’Associazione presidi, Antonello Giannelli: "La precarietà penalizza gravemente la didattica".

Antonello Giannelli è il presidente dell’Associazione nazionale presidi, che riunisce i dirigenti pubblici e le alte professionalità nella scuola. Con lui abbiamo parlato dell’anno scolastico che sta per iniziare.

Giannelli, si legge dappertutto che “riaprono le scuole” anche se sarebbe meglio dire che ricomincia l’anno scolastico per gli studenti…
“Vero. ‘Aprire’ è concetto fuorviante. Iniziano le lezioni, come da calendario. La normale attività delle scuole non si ferma mai”.

Eppure la retorica dei dipendenti della scuola che fanno tre mesi di vacanze, che sono “privilegiati”, non si arresta mai…
“Perché come tutte le retoriche funziona. I docenti fanno un mese di ferie, come tutti”.

Come si ripresenta la scuola italiana?
“Vorrei essere più lapidario possibile. Si presenta come sempre, purtroppo. Se vogliamo c’è un problema più: deve gestire i fondi del Pnrr entro un certo termine e avendo segreterie che non abbondano di personale qualificato e formato per questo tipo di attività prevedo che ci possa essere qualche difficoltà. Poi ci sono i nodi di sempre: una didattica non sempre efficace e una dispersione elevata che vedremo se con gli insegnanti in presenza riusciremo ad arginare. Poi ci sono i docenti con non saranno in cattedra fin dall’inizio e c’è una massa notevole di precariato. Teniamo conto che sono 200mila i posti di personale che non è di ruolo. E, attenzione, non perché mancano gli insegnanti ma perché sono precari”.

La precarietà quanto influisce poi sull’insegnamento?
“Non c’è continuità didattica. Ad esempio. non è detto che un supplente dell’anno scorso ci sia anche quest’anno. Un ulteriore problema è che su questo personale non c’è selezione ma viene chiamato solo per la sua posizione in graduatoria senza nessuna verifica delle sue competenze. Del resto anche se facciamo riferimento ai professori di ruolo gran parte sono entrati con concorsi pubblici che di fatto erano sanatorie. Si tratta di docenti non misurati nelle loro reali competenze”.

Ora con il Pnrr ci dicono che ci sarà un enorme passo in avanti per la scuola. È ottimista?
“Diciamo che rifuggo dall’ottimismo e dal pessimismo, mi mantengo su un sano realismo. In questo momento è troppo presto per vedere risultati, ci vorranno anni per toccare con mano i reali cambiamenti. Quello che posso dire è che sicuramente ci saranno effetti sull’edilizia ma i fondi a disposizione dovrebbero servire per costruire circa 200 scuole nuove che rispetto agli 80mila luoghi di servizio sono solo una goccia. Se volessimo sanare il patrimonio edilizio scolastico dovremmo mettere in cantiere ben altri fondi e soprattuto dovremmo farlo con il bilancio dello Stato e non con soldi una tantum”.

Come vede il ruolo della scuola nel dibattito politico in campagna elettorale e nei programmi dei partiti?
“Di scuola si parla molto, da sempre, ma le proposte mi sembrano tutte – o quasi tutte – poco legate alla realtà. Non sento proposte frutto di una visione di scuola coerente, sono ideate da persone evidentemente non particolarmente esperte che conoscono poco il mondo della scuola. Mi sembra che siano proposte acchiappa voti, com’è plausibile che sia in questo momento, poco orientate a efficacia dell’organizzazione”.

Quali sarebbero le riforme da fare urgentemente?
“Innanzitutto incrementare l’organico delle segreterie e la preparazione delle segreterie. Bisogna passare all’assunzione diretta dalle parte delle scuole. Non dico che debba farlo il preside. Oltre a lui c’è il comitato di valutazione che già oggi è preposto per formulare pare sui docenti neo assunti. Se questo comitato può rilasciare un decisivo parere per confermare qualcuno in ruolo a maggior ragione potrebbe dare un parere su chi assumere, pur mantenendo un’ipotesi di natura concorsuale. La didattica è l’argomento centrale di cui nessuna forza politica parla: la modalità dello svolgimento della didattica oggi è anacronistica e non cattura l’interesse dei ragazzi”.

Siamo pronti per il Covid?
“Sicuramente non si è fatto nulla sulla ventilazione meccanizzata forzata. C’è solo qualche scuola nelle Marche. D’altronde avrebbe richiesto uno sforzo finanziario colossale e uno sforzo organizzativo colossale: questi lavori sono compito degli enti locali, bisognerebbe coordinarne 8mila. Il quadro epidemiologico però è più favorevole, e concordo che quest’anno inizi senza mascherine. Certamente nessuno di noi può sapere come andranno le cose. Se ci sarà una nuova ondata si dovranno ripristinare alcune precauzioni. Tutte le famiglie possono dare un piccolo contributo, vaccinando i proprio figlioli. Su 8 milioni i non vaccinati sono 4/5 milioni, un’ampia platea in cui il virus può circolare”.

Qualcuno sembra ritenere che il principale compito della scuola sia formare in fretta nuovi lavoratori…
“Non credo che la scuola abbia questo come principale obbiettivo. Ci può stare in un istituto tecnico professionale. L’obiettivo è crescere, capire chi si è e quali sono le proprie ispirazioni. Negli anni del boom gli istituti tecnici e professionali hanno svolto quel ruolo. Ora molto meno”.

Per la politica la scuola è anche terreno di scontro. Ripartiremo con la polemica sul “gender”?
“Sempre stata. Uno dei grossi limiti della nostra classe politica è che si scontra invece di trovare una denominazione comune. Per quanto riguarda il “gender” io sono per il no all’indottrinamento di qualunque tipo ma sì all’esame di temi di attualità. I nostri ragazzi vedono fluidità di genere tutti i giorni, che la scuola si chiuda e veda questo come tabù non ha senso. Se non si trattano a scuola questi temi dove si potrebbero trattare? Se la scuola è preparata con rigore scientifico e neutra politicamente per i ragazzi non può che esserci un arricchimento”.

C’è anche il problema energetico…
“Che la crisi influisca è sotto gli occhi di tutti. Indubbiamente io credo che la bolletta degli enti locali ne soffrirà. È una facile previsione. Secondo me con la settimana corta, senza sabato, allungando la lezione degli altri giorni si può risparmiare 1/6 circa. Detto questo registro che il governo ha ribadito che non ci saranno tagli. Speriamo che questo sia vero”.