Contrasto alle mafie, nel Lazio la destra non è pervenuta. Il candidato del Centrodestra non ha dedicato neanche una riga alla lotta al crimine organizzato

sulle mafie la destra non è pervenuta. Il candidato del Centrodestra non ha dedicato neanche una riga alla lotta al crimine organizzato

Contrasto alle mafie, nel Lazio la destra non è pervenuta. Il candidato del Centrodestra non ha dedicato neanche una riga alla lotta al crimine organizzato

Dai fondi del Pnrr, alle indagini pressoché quotidiane che disvelano come la Capitale sia ormai territorio di caccia dei clan. Si tratta di uno scenario noto a tutti, descritto minuziosamente a La Notizia dal magistrato Alfonso Sabella che ha parlato di “camorrizzazione di Roma”, ma che sembra non interessare più di tanto al candidato governatore del Centrodestra, Francesco Rocca.

Almeno questo è quanto emerge dal rapporto di WikiMafia che ha messo a confronto i programmi e le dichiarazioni dei cinque sfidanti, scoprendo che il meloniano – ritenuto da tutti il favorito per raccogliere l’eredità di Nicola Zingaretti – è quello che ha fatto peggio di tutti, guadagnandosi un impietoso “non classificato” in quanto “non ha dedicato nemmeno una riga al tema della lotta alla mafia”. Può sembrare incredibile ma secondo il rapporto, nel programma di Rocca le parole “mafia, mafie e criminalità organizzata, non vengono mai usate” mentre “la parola ‘trasparenza’ viene usata una sola volta, in relazione alle tasse ma non ai procedimenti amministrativi regionali”.

Un disastro completo che trova conferma, sempre secondo WikiMafia, anche nel fatto che il candidato del Centrodestra “non ha preso alcun impegno” neanche quello “a rinnovare il Comitato Sicurezza e Legalità”. Sostanzialmente la stessa storia vale anche per Sonia Pecorilli, candidata del Partito Comunista Italiano, e Rosa Rinaldi, candidata di Unione Popolare. Ma queste a differenza di Rocca, prosegue il documento, per lo meno “hanno aderito alla nostra call to action” con cui WikiMafia chiedeva di mettere al centro dei loro programmi proprio la lotta ai clan.

Gli esatti opposti

Del tutto diverso il giudizio nei confronti degli altri due sfidanti, Donatella Bianchi del Movimento 5 Stelle, e Alessio D’Amato del Partito democratico, che sbaragliano la concorrenza. Ad entrambi, infatti, il rapporto assegna il massimo dei voti e quindi il giudizio non può che essere di “eccellenza”. Per quanto riguarda la già conduttrice del programma Linea blu, a fare da garanzia nell’impegno contro i clan è il partito che la sostiene ossia M5S. Materialmente il tema viene sviscerato “nel capitolo 10 a partire da pagina 62, in un paragrafo intitolato ‘Azioni inerenti la legalità’.

Le proposte sono tutte precedute da un ampio paragrafo introduttivo in cui si riepiloga la situazione delle mafie nel Lazio”. Ma la Bianchi ha dimostrato di avere una marcia in più sia perché ha accettato la call to action di WikiMafia sia perché ha agito concretamente “con eventi elettorali dedicati, come quello del 5 febbraio ad Anzio” nel comune sciolto per mafia a dicembre scorso. Attenzione al problema che la Bianchi ha ribadito anche nel suo uso dei social durante l’intera campgna elettorale.

Bene anche D’Amato che al tema della lotta alla mafia dedica ampio spazio, già “nel primo capitolo del programma, alle pagine 15-16”, attenzione al problema che è stata ribadita anche “nell’adesione alla call to action”, nei comizi e con la partecipazione dell’assessore regionale uscente alla fiaccolata dell’11 gennaio “organizzata dalla Regione e altri contro le mafie a Tor Bella Monaca, dopo un episodio di cronaca di aggressione a un agente di polizia”.