Il Mef vuol tagliare il Superbonus. No dei 5S pronti al veto sul Recovery

Movimento in trincea per difendere la norma Fraccaro sul Superbonus. E pure il Pd si schiera a sostegno dell’incentivo

Il Mef vuol tagliare il Superbonus. No dei 5S pronti al veto sul Recovery

Giù le mani dal Superbonus 110%. Spuntate fuori le prime indiscrezioni sui possibili tagli previsti dal Mef sulla misura di incentivazione introdotta dal decreto “Rilancio”. Che punta a rendere più efficienti e più sicure le abitazioni con interventi da effettuare anche a costo zero per i cittadini, i pentastellati e non solo sono insorti.

Il Mef vuol tagliare il Superbonus. No dei 5S pronti al veto sul Recovery

M5S ha specificato che se verrà toccato il Superbonus, ovvero la detrazione del 110% che si applica sulle spese sostenute dal 1 luglio 2020 al 30 giugno 2022, non voteranno il Piano  Nazionale di ripresa e resilienza messo a punto dal governo di Mario Draghi. E anche i dem puntano sulla tutela di quella misura. Il Superbonus è un delle misure bandiera del Movimento 5 Stelle, ideata e fortemente voluta dall’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e attuale deputato Riccardo Fraccaro.

Per i 5S anche solo ridimensionarla è un’ipotesi inaccettabile. “Mi auguro che il Governo rispetti la volontà unanime del Parlamento e finalizzi la proroga di questa misura almeno fino alla fine del 2023”, ha dichiarato Fraccaro, invocando un chiarimento dal Ministero dell’economia e finanze e specificando che è “un problema pensare di poter votare il Pnrr se non si tiene fede al mandato arrivato forte e chiaro dalle forze parlamentari”. Draghi inizierà questa mattina a fare il punto sul Pnrr con quattro ministri, quelli maggiormente coinvolti nelle principali missioni
del Piano, ovvero Daniele Franco, Roberto Cingolani, Vittorio Colao ed Enrico Giovannini.

Movimento in trincea per difendere la norma Fraccaro

E lo scontro sul Superbonus è un ostacolo notevole nelle trattative. A difendere la misura e a  chiedere di confermala fino al 2023 è inoltre lo stesso Pd, dando vita così sul punto a un asse giallorosso. “Nel momento in cui il Superbonus, dopo un inizio molto faticoso e complesso, sta iniziando a raccogliere consensi e richieste in tutto il Paese con l’avvio dei cantieri, bisogna dare una certezza normativa ai cittadini ed alle imprese. Naturalmente ci rendiamo conto che il Superbonus 110 è un intervento importante ed eccezionale e che quindi, accanto al suo prolungamento fino al 2023, è necessario iniziare a pensare a cosa succederà quando terminerà”, ha dichiarato la presidente della Commissione ambiente alla Camera, Alessia Rotta.

Fondamentale per Draghi trovare un’intesa. Il tempo per il Pnrr è poco e non ci sono spazi per scontri tra forze politiche sul Piano. L’obiettivo del presidente del consiglio è del resto quello di portare il documento all’attenzione del Consiglio dei ministri prima di illustrarlo in Parlamento lunedì e martedì, per consegnarlo poi all’Europa nei tempi stabiliti. Secondo l’analisi dell’Ufficio parlamentare di bilancio, basata sui numeri contenuti nel Def, il Piano varrà 191,5  miliardi, un po’ meno rispetto ai 196,5 di gennaio scorso.

Ma il ritocco è dovuto all’aggiornamento del Pil e delle variabili macroeconomiche utilizzate per conteggiare le risorse destinate a ciascuno dei Paesi membri. Agli stanziamenti europei bisogna inoltre aggiungere le risorse nazionali, che il Governo punta ad affiancare ai prestiti e alle sovvenzioni Ue: 31,5 miliardi, secondo l’Upb. In tutto il Pnrr allargato salirebbe così a 223 miliardi e ad aumentare in modo “rilevante” rispetto alla versione del Pnrr presentata dal precedente governo sarebbero proprio le risorse finalizzate a progetti aggiuntivi. Ma per raggiungere l’obiettivo non si può spaccare la maggioranza sul Superbonus.