Svenduti i gioielli di Napoli. Invimit scuce solo 15 milioni

Il Comune di Napoli deve cominciare a “liberarsi” di una prima parte del suo vastissimo patrimonio immobiliare, per un valore non inferiore a 15 milioni di euro.

Svenduti i gioielli di Napoli. Invimit scuce solo 15 milioni

Sul calendario degli impegni assunti col Patto per Napoli, c’è la data del 30 novembre 2023. Entro oggi, dunque, il Comune deve cominciare a “liberarsi” di una prima parte del suo vastissimo patrimonio immobiliare, per un valore non inferiore a 15 milioni di euro. Non a caso, proprio oggi approda in Consiglio comunale la delibera 437, con la quale si assegna il passaggio di beni patrimoniali, per una valutazione complessiva stimata in 43.590 milioni, al cosiddetto Fondo Napoli, nel quale confluiranno ben 600 immobili dei 67mila di proprietà municipale.

Partecipato al 70% dal Comune e al 30% da Invimit, società di gestione di fondi di investimento immobiliari, con l’approvazione dell’ultima delibera, licenziata dalla giunta appena sei giorni fa, il Fondo diventa di fatto proprietario di siti monumentali, come il Settecentesco Palazzo Cavalcanti, set delle principali produzioni di fiction e al cui interno sono stati destinati gli uffici pubblici di cinema, cultura e biblioteche, e la monumentale Galleria Principe di Napoli, oltre a due depositi in disuso da anni: quello dell’Anm di via Posillipo e del Garittone a Capodimonte. E ancora, l’ex Villa Cava a Marechiaro e il famigerato stabile al civico 35 di Via Egiziaca a Pizzo Falcone, il cosiddetto palazzo della camorra, oggetto di un decreto di sequestro e di ordine di sgombero di numerosi alloggi la primavera scorsa.

Per l’acquisizione al Fondo, a Palazzo San Giacomo sarà versato un “acconto” di circa 13 milioni, pari al 30% del totale. La stessa delibera stabilisce anche il trasferimento, questa volta interamente a Invimit, di tre caserme dell’Arma, tra i quartieri Ponticelli e Marianella, in cambio di 3 milioni di euro liquidati alle casse del Comune. “Un’operazione al 100% pubblica, tenuto conto che Invimit è una società pubblica”, ha voluto precisare fin da subito l’assessore al Patrimonio Pierpaolo Barretta, nella premessa ai lavori di ieri mattina della Commissione Bilancio, presieduta da Walter Savarese d’Atri, alla vigilia di una seduta di Consiglio che si preannuncia di barricate. “Non vogliamo vendere, ma valorizzare”, ha aggiunto Barretta, sottolineando che “il Fondo non intende alienare la Galleria Principe di Napoli”. Per poi ammettere: “Abbiamo bisogno di partner con i quali costruire il risultato”. Ma non tutti la pensano così.

Per l’assessore Baretta l’Amministrazione comunale di Napoli non può fare a meno di un partner per gestire il patrimonio pubblico

“Eravamo partiti con l’intento di valorizzare il patrimonio pubblico, ma con questa operazione affidiamo i nostri gioielli nelle mani di una società romana, che li svenderà”, è la replica di Salvatore Guangi, dai banchi di Forza Italia. “Oramai – prosegue Guanci – abbiamo imboccato la via dell’esternalizzazione dei servizi, dal patrimonio alla riscossione della Tari, che rappresentano una vera iattura per la città”. Ranghi serrati in Commissione, con Sergio D’Angelo, di Napoli Solidale, da sempre in prima linea contro l’alienazione del patrimonio, che ieri ha ammorbidito i toni, proponendo che la delibera sia portata in Consiglio comunale sostenuta da una mozione che preveda di investire le risorse aggiuntive del Fondo nella manutenzione straordinaria degli alloggi popolari, che ogni modifica alla destinazioni d’uso degli immobili passi sempre per il Consiglio e che si definiscano con chiarezza gli immobili oggetto della possibile alienazione.

Per il Movimento Cinque Stelle, Claudio Cecere ha sottolineato che “la Galleria Principe di Napoli è stata sottostimata. Se pensiamo che è destinata a ricevere un finanziamento della Città Metropolitana di dieci milioni, è evidente che il suo valore crescerà in maniera esponenziale. Perché allora la mettiamo in questo fondo, se già valorizzata?”. “Altro che società pubblica, Invimit è una società di diritto privato, istituita nell’ambito del “pacco” per Napoli”, dichiara l’avvocato Elena Coccia, ex consigliera comunale.

“Una volta che avrà acquisito i beni immobiliari di Napoli – spiega – dovrà fare cassa e l’unica maniera sarà quella di vendere. Anzi di svendere. Chi ha fatto questa valutazione così al ribasso di Palazzo Cavalcanti e della Galleria Principe di Napoli, che avrebbe potuto chiudere il quadrilatero della cultura, con il Mann, l’Accademia delle Belle Arti e il Conservatorio? Le caserme avrebbero potuto avere una destinazione d’uso adeguata alle necessità della città, ma non sarà così. Non ci sarà più un piano regolatore. Anzi, lo farà l’Invimit il nuovo piano regolatore”. Patrimonio del Comune e il rischio di svendere ai privati: per il sindaco Gaetano Manfredi continua ad essere questo il punto di maggiore tensione con la città.