Svolta sul caso dell’operaio morto alla Farnesina. Per il datore di lavoro scatta un’interdittiva

Svolta sul caso dell'operaio morto alla Farnesina. Dopo lunghe indagini, per il datore di lavoro è scattata un'interdittiva

Svolta sul caso dell’operaio morto alla Farnesina. Per il datore di lavoro scatta un’interdittiva

Svolta sul caso dell’operaio morto alla Farnesina. I Carabinieri di Roma hanno eseguito un’ordinanza che dispone il divieto di esercitare uffici direttivi per sei mesi nei confronti dell’amministratore unico della ditta incaricata, in regime di subappalto, della manutenzione degli ascensori del ministero degli Esteri.

L’uomo, spiega la Procura, è indiziato del delitto di omicidio colposo con l’aggravante di aver violato le norme sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro.

La svolta sul caso dell’operaio morto alla Farnesina

Le indagini sono iniziate lo scorso 28 aprile, a seguito del ritrovamento nel vano ascensore del dicastero, del cadavere di un operaio. Gli investigatori hanno così accertato che l’uomo, dopo aver aperto le porte con la chiave in dotazione ai manutentori ed aver fermato la cabina per effettuare l’intervento, avrebbe omesso di inserire la leva di blocco dell’ascensore sulla posizione “ispezione”. Per questo l’ascensore si sarebbe messo in funzione mentre l’operaio si trovava ancora sul tetto, decretando la tragica fatalità.

Tutte le accuse

Acquisiti nelle investigazioni anche gravi indizi circa la realizzazione di reiterate condotte di negligenza, imperizia ed imprudenza, ad opera dell’indagato. Queste sono consistite nell’adibire alle mansioni di manutentore di ascensori e montacarichi il dipendente, specializzato per il solo servizio di presidio tecnologico, pur essendo privo dei requisiti tecnici/professionali.

Lo stesso, inoltre, non era stato adeguatamente formato e addestrato per la specifica attività di intervento e manutenzione cui di fatto era stato delegato.

Non solo. Sarebbero stati acquisiti anche gravi elementi indiziari sulla circostanza che il dipendente non era stato sottoposto alla prescritta sorveglianza sanitaria periodica. Questo perché il pregresso certificato di idoneità specifico alla mansione era scaduto.

Esigenze cautelari

Il giudice per le indagini preliminari ha evidenziato il concreto ed attuale il pericolo di reiterazione del reato da parte dell’indagato. In particolare, tenuto conto delle plurime violazioni alla normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, si teme il pericolo di ulteriori infortuni, anche con esito mortale, ai danni dei dipendenti della ditta.

Per il gip esisterebbe anche il pericolo di inquinamento probatorio. Ciò sarebbe desumibile dalla presentazione da parte dell’indagato, dopo la richiesta della Procura, di una copia di un certificato di abilitazione alla manutenzione di ascensori o montacarichi. Peccato che questo è risultato obiettivamente “falso” perché mai rilasciato dalla Prefettura competente.