Svolta Ue sulle liti temerarie. Mentre l’Italia accelera sul nuovo bavaglio alla stampa

Stretta a Bruxelles contro le cause intimidatorie. Intanto Fratelli d'Italia stringe sulle maxi-multe ai cronisti.

Svolta Ue sulle liti temerarie. Mentre l’Italia accelera sul nuovo bavaglio alla stampa

Il Consiglio e il Parlamento europeo hanno trovato l’accordo in trilogo (tra Parlamento europeo, Consiglio dell’Unione europea e Commissione europea) sulla direttiva contro le cosiddette liti temerarie, le cause pretestuose intentate contro giornalisti, media e altri soggetti al solo scopo di intimidirli (Anti-Slapp, Strategic Lawsuit Against Public Participation, nel gergo bruxellese). Le nuove norme mirano a garantire la protezione a livello dell’Ue di giornalisti, media, attivisti, accademici, artisti e ricercatori contro procedimenti legali infondati e abusivi. La nuova legge, spiega il Parlamento, si applicherà nei casi transfrontalieri e proteggerà le persone e le organizzazioni attive in settori come i diritti fondamentali, l’ambiente, la lotta alla disinformazione e le indagini sulla corruzione da procedimenti giudiziari abusivi, mirati a intimidire e molestare.

Il Consiglio e il Parlamento europeo hanno trovato l’accordo in trilogo sulla direttiva contro le cosiddette liti temerarie

Gli eurodeputati hanno fatto in modo che i casi vengano considerati transfrontalieri, a meno che entrambe le parti non siano domiciliate nello stesso Paese del Tribunale e il caso non riguardi solo uno Stato membro. In base alle nuove norme, gli imputati potranno chiedere il rigetto anticipato delle pretese manifestamente infondate: in questo caso, i promotori della causa dovranno dimostrare la fondatezza delle loro ragioni. Per prevenire azioni legali abusive, i Tribunali potranno imporre sanzioni dissuasive ai ricorrenti, solitamente rappresentati da gruppi di pressione, aziende o politici. I giudici possono obbligare il ricorrente a pagare tutte le spese del procedimento, comprese le spese legali della controparte. Ove la legislazione nazionale non consenta che questi costi siano interamente pagati dal ricorrente, i governi dell’Ue dovranno garantire che siano coperti, a meno che non siano eccessivi.

A Bruxelles da anni si discute di liti temerarie e di libertà dell’informazione. Come spiega l’eurodeputato Tiemo Wölken (S&D, Germania), l’accordo sulla direttiva costituisce “un passo verso la fine della pratica diffusa di azioni legali abusive volte a mettere a tacere giornalisti, Ong e società civile. Ora la legge deve essere approvata in plenaria e dagli Stati membri per poi essere pubblicata nella Gazzetta Ufficiale.

Il disegno di legge targato FdI prevede sanzioni fino a 50mila euro. Per i giornalisti è peggio della galera

In Italia la maggioranza spinge in direzione contraria. Il disegno di legge sulla diffamazione incardinato in Commissione Giustizia al Senato non convince l’Ordine dei giornalisti e la Federazione nazionale della stampa (Fnsi) che lamentano punti critici del testo, che abolisce il carcere per i giornalisti, come chiesto dalla Corte costituzionale e dagli organismi internazionali, come le sanzioni fino a 50mila euro, ritenute assolutamente sproporzionate rispetto alla media retributiva di collaboratori e lavoratori autonomi; la rettifica automatica senza alcun commento da parte del direttore di testata o del singolo giornalista; il fatto che il giornalista non possa difendersi nel foro di registrazione della testata, ma debba farlo in quello del querelante “costringendo – è stato spiegato – colleghe e colleghi che sono ai margini della professione a una sorta di costoso ‘turismo giudiziario’…”.

Per questo la Fnsi ha deciso di convocare per giovedì 14 dicembre alle 10 nella piazza romana di Santi Apostoli una riunione straordinaria del Consiglio nazionale alla quale sono invitati a partecipare, insieme a colleghe e colleghi, i rappresentanti degli organismi della categoria, parlamentari, magistrati. Le modifiche richieste al disegno di legge non sono arrivate “nonostante gli emendamenti presentati da parlamentari di diversi schieramenti politici”, osserva la Fnsi.