Tagli per tutti

di Gaetano Pedullà

Cambiare nome non ha cambiato il solito vizietto: la tassa sulla casa oggi costa più di ieri. La macchina ciclopica di Bankitalia, che tra parentesi strapaghiamo sempre noi, ha scoperto quello che tutti già sappiamo, riuscendo a prendersi pure la contestazione del sottosegretario Delrio. Nell’ultimo anno l’imposta è scesa dello zero virgola, ha precisato il braccio destro del premier. Corriamo a stappare uno spumante per festeggiare. Ma magari compriamo una bottiglia a basso prezzo, se no alla fine ci rimettiamo comunque. Il guaio è che la coperta resta corta e non sono pochi euro in più o in meno che fanno la differenza. Fa la differenza invece remare tutti nella stessa direzione, dividendoci i sacrifici. Concetto da spiegare bene in Rai, dove il partito azienda ha deciso di scendere in piazza per tenersi i 150 milioni chiesti dal Governo per far quadrare i conti. I sacrifici (degli altri) si raccontano, ma non si fanno. Uno sciopero che dunque lascia perplessi, anche per la modalità del vai avanti tu che a me viene da ridere. Mentre le maestranze si preparano ad incrociare le braccia, ai piani alti dell’azienda invece si fa a gara per saltare sul carro del trionfatore Renzi. Meglio allora stare a largo dalla protesta, anche se tutti in azienda la condividono. Troppi anni di privilegi all’ombra della politica hanno fatto di Viale Mazzini un immenso stipendificio. Il luogo ideale dove imbucare amici e parenti. Le riforme sono belle quando si fanno a parole. Molto meno quando presentano il conto. Un discorso che non consente zone franche. Anche in Rai.