“Aspettiamo con ansia il vibrato e fermo silenzio di condanna di Giorgia Meloni e Giuseppe Tajani…”. È la battuta che circolava ieri sulle prevedibili reazioni del governo italiano e del ministro degli Esteri dopo l’attacco delle forze armate israeliane alla nave della Freedom Flotilla. In realtà, il ministro è intervenuto eccome sull’argomento.
Colpa di Greta & soci
Per Tajani infatti la responsabilità di quanto accaduto è di Greta Thunberg e compagni: “Il problema è che loro hanno cercato di entrare in acque territoriali israeliane con una manifestazione che era provocatoria”, ha infatti dichiarato, “Era una piccola imbarcazione e non è che potesse portare grandi aiuti: era soltanto una manifestazione politica. Le provocazioni servono soltanto a fare propaganda e null’altro”, ha poi aggiunto.
“Credo che si debba trattare con Israele. Bisogna cambiare la situazione, però le provocazioni non servono a nulla, servono soltanto a fare attività politiche”. Colpa di Greta, quindi.
Tajani giustifica l’immobilismo di.. Tajani
Non contento, il ministro si è lanciato anche nella solita sfilza di ragionamenti per giustificare il negato appoggio dell’Italia alla Palestina e la mancata rinuncia ai patti di cooperazione militare e di fornitura di armi a Tel Aviv. Nonché al mancato riconoscimento dello stato di Palestina, sebbene Tajani sia “assolutamente favorevole a riconoscere lo Stato palestinese”, dice.
Ma aggiunge “però bisogna prima costruirlo e poi riconoscerlo”. Il vice premier si è anche lanciato nella critica di quei 138 Paesi che invece – sbagliando, secondo lui – quel riconoscimento lo hanno fatto: “Cosa hanno ottenuto con il riconoscimento di uno Stato che non esiste? Nulla. Non è che hanno ottenuto un risultato da Israele. Se questo servisse a fermare Israele potrebbe essere una soluzione, io credo invece che si ottenga l’effetto contrario”, ha detto.
E ancora: “Qual è lo Stato palestinese, Gaza o la Cisgiordania? Qual è l’interlocutore, l’Anp che non controlla Gaza oppure Hamas che è un’organizzazione terroristica?”. Domande evidentemente retoriche, che hanno permesso fino a oggi al governo Meloni di non dire una parola contro il genocidio a Gaza.
Il piano del ministro
Però Tajani il suo piano ce l’ha: “L’unico modo è quello di arrivare prima al cessate il fuoco, poi avere una fase di supervisione da parte di un Paese arabo, con la presenza anche italiana, anche da un punto di vista militare per una pacificazione, e poi riconoscere lo Stato di Palestina che riconosce a sua volta Israele e viene riconosciuto da Israele”. Intanto però il massacro – perpetrato anche con armi italiane – continuerebbe.
“Solo Cina e Usa possono portare la pace”
Del resto, come lui stesso ha detto, la fine delle ostilità nella Striscia di Gaza è questione che possono risolvere solo Stati Uniti e Cina. “Chi ha la bacchetta magica per far finire le guerre?”, ha domandato il ministro, “credo che soprattutto Stati Uniti e Cina possano svolgere un ruolo fondamentale sia in Ucraina che a Gaza, anche se lì è molto complicato perché c’è una storia che va avanti da millenni, da tempi di Mosè”.
Infine, il ministro ha ribadito l’impegno italiano nel rispetto del diritto internazionale: “Bisogna rispettare il diritto umanitario. Noi siamo amici di Israele e del popolo palestinese nella stessa maniera. Stiamo lavorando affinché possa intanto essere aiutata la popolazione civile” e ha ricordato come “siamo l’unico Paese che è riuscito a fare entrare un convoglio delle Nazioni Unite”. Inoltre, “l’11 giugno arriverà in Italia il piccolo Adam con la mamma, la zia e quattro cuginetti. Ieri sera il governo d’Israele ha autorizzato la partenza e quindi dall’11 saranno in Italia e saranno curati in Lombardia”. Quindi abbiamo la coscienza a posto.
L’ira di Conte: “Tajani non ci rappresenta”
Contro la (non) posizione dell’Italia si è scagliato ieri il presidente M5s Giuseppe Conte via social: “Abbiamo presentato una interrogazione al Governo: restiamo a guardare anche oggi mentre Netanyahu sequestra imbarcazioni ed equipaggi che portano aiuti a Gaza? Ormai la copertura dei nostri Governi a Netanyahu è da tempo licenza di agire in maniera criminale e indisturbata. Quando battono mezzo colpo Italia e Europa con embargo armi e sanzioni”.
“Ancora oggi il viceministro degli Esteri del partito di Giorgia Meloni parla di ‘guerra di difesa legittima’ con ‘Tel Aviv che si muove nel diritto internazionale’ e dice che ‘organi preposti ci diranno se ci sono stati singoli crimini di guerra’ pur ammettendo che ‘stanno morendo troppi’. Tutto questo è di uno squallore indecente di fronte a 60mila palestinesi morti, oltre 16mila bambini, a una terra rasa al suolo: non ci rappresentano. Oltre 300mila italiani in piazza lo hanno detto forte e chiaro”, conclude Conte.