Tangenti Eni in Nigeria, l’azienda smonta l’inchiesta

Di Sergio Patti

L’indagine era nota da tempo e l’Eni aveva spiegato alla Procura di Milano sua estraneità da condotte illecite sull’acquisizione del blocco Opl 245 avvenuta nel 2011 in Nigeria. Un giro di presunte tangenti per acquisire lo sfruttamento petrolifero di uno dei maggiori giacimenti del Paese. I magistrati hanno deciso però di andare avanti nell’inchiesta e iscrivere nel registro degli indagati anche il nuovo amministratore delegato dell’azienda con il cane a sei zampe, Claudio Descalzi, il nuovo capo della Divisione esplorazioni, Roberto Casula, Paolo Scaroni (ex numero uno del gruppo) e Luigi Bisignani.

IL CHIARIMENTO
L’Eni ieri ha ribadito di aver stipulato gli accordi per l’acquisizione del blocco unicamente con il Governo Nigeriano e la società Shell. L’intero pagamento per il rilascio a Eni e Shell della relativa licenza è stato eseguito unicamente al governo nigeriano. Difficile dunque capire da dove si sarebbero generate le tangenti. Per questo motivo è stato disposto il sequestro preventivo di 190 milioni di dollari a una società terza, a Londra, dove sarebbe transitata la “mega tangente”. Disponibilità in possesso di un intermediario nigeriano su due depositi anglo-svizzeri da 110 e 80 milioni di dollari, un sesto circa di quello che nel 2011 Eni avrebbe pagato (con Paolo Scaroni ad e Descalzi a capo della divisione Oil) al governo nigeriano per quella concessione: un miliardo e 90 milioni. La notizia, anticipata ieri dal Corriere della Sera, svela una inattesa accelerazione londinese dell’inchiesta che aveva portato i pm di Milano, De Pasquale e Spadaro, a spedire nel luglio scorso un avviso di garanzia al gruppo petrolifero. All’epoca l’ipotesi di reato era la violazione della legge 231, ma risultava indagato solo l’intermediario Gianluca Di Capua.

WOODCOCK
L’indagine era partita nel 2010 da alcune intercettazioni emerse nelle inchieste napoletane dei pm Curcio e Woodcock sui rapporti tra Bisignani e Scaroni. Rapporti che ieri Bisignani ha ribadito in un comunicato, confermando quanto noto a tutti e cioè l’aver segnalato a Scaroni come una opportunità per l’Eni l’acquisizione della concessione petrolifera nigeriana detenuta dalla società Malubu, riferibile a Dan Etete, l’ex ministro del petrolio del Paese africano. Trattative che si conclusero nel 2011 con il pagamento del miliardo e 90 milioni di dollari, oltre a 200 milioni aggiunti dalla Shell.