Tanta liberté ma senza egalité. Moscovici scopre le carte. Parigi può sforare, Roma invece no

Il principio non è nuovo. Quello dei due pesi e due misure che il francese Pierre Moscovici applica a vantaggio del suo Paese e a discapito dell’Italia

Il principio non è nuovo. Quello dei due pesi e due misure che il francese Pierre Moscovici applica a vantaggio del suo Paese e a discapito dell’Italia. “La Francia può superare il tetto del 3%”, dice il commissario (in scadenza) agli Affari economici dell’Unione europea. Che da maggio dovrà cercarsi un nuovo impiego, proprio nella sua Francia. E chissà che, a tempo debito, il presidente Emmanuel Macron non si ricorderà dell’assist del suo connazionale. “Il superamento della soglia del 3% del rapporto deficit-Pil nel 2019 per la Francia “se ci riferiamo alle regole può essere concepibile in via limitata, temporanea e straordinaria”. Tradotto: Macron sfori pure e vada avanti con le misure sociali (da 10 miliardi) annunciate per sedare la rivolta dei gilet gialli. Ma come diceva un noto politico italiano di democristiana memoria, a pensar male si fa peccato ma qualche volta ci si azzecca. E alla regola non fa certo eccezione il vicepremier Matteo Salvini. “Mi rifiuto di immaginare che si faccia finta di niente di fronte alle richieste miliardarie che arrivano da un Macron in evidente difficoltà, e si facciano le pulci in tasca agli italiani. Sarebbe veramente la fine di questa Unione europea”. Una stoccata che, senza citarlo, ha ovviamente un bersaglio preciso. Lo stesso Moscovici tutta Liberté (con la Francia) e poca egalité e fraternité (con l’Italia).