Tarda la riorganizzazione. Nessun candidato sindaco M5S. Forfait del Movimento nei 18 capoluoghi al voto. Pure a Parma città simbolo dell’ascesa grillina

Forfait del M5S nei 18 capoluoghi al voto. Pure a Parma città simbolo dell’ascesa grillina.

Tarda la riorganizzazione. Nessun candidato sindaco M5S. Forfait del Movimento nei 18 capoluoghi al voto. Pure a Parma città simbolo dell’ascesa grillina

Non chiamatela débâcle. I pentastellati assicurano che il passo indietro alle amministrative (“non è un passo indietro”, rimbrotta precisando qualcuno…) non deve essere assolutamente interpretato come una rinuncia al ruolo di protagonista nella coalizione col Pd. Eppure i fatti parlano chiaro: al momento non ci sono comuni importanti in cui il candidato sindaco sia del M5S.

Forfait del M5S nei 18 capoluoghi al voto. Pure a Parma città simbolo dell’ascesa grillina

Il risultato è che nei maggiori 18 comuni al voto è stato il Pd a scegliere il candidato a primo cittadino. Col M5S relegato a ruolo di comprimario. Non sarà una débâcle ma certamente il fatto che alle prossime elezioni non ci sarà neanche il Movimento in alcune città storiche come Parma, sarà difficile da digerire.

Eppure era stata proprio Parma la prima grande città in cui il Movimento 5 Stelle aveva portato a casa un sindaco. A Parma, le Amministrative del 2012 avevano consegnato la poltrona di primo cittadino al pentastellato Federico Pizzarotti (che dopo la rottura con il M5S corse da indipendente alle elezioni del 2017 ottenendo il suo secondo mandato).

Ora, nella città che era stata il simbolo del successo a 5 Stelle, alle Amministrative del 12 giugno il Movimento non avrà la sua lista. Lo ha annunciato il senatore Gabriele Lanzi: “Vista l’importanza della fase finale di transizione e del percorso di riorganizzazione guidato da Giuseppe Conte, il M5S non si presenterà alle Amministrative in tutti i Comuni d’Italia. A Parma abbiamo portato avanti per mesi il progetto di un campo progressista unito, che sta prendendo sempre più piede anche a livello nazionale, per giungere alle elezioni con un’ampia coalizione, un polo credibile e alternativo all’amministrazione uscente, per ribaltare una politica sciatta, scoordinata, contraddittoria e avversa, nei fatti, alle necessità e urgenze ambientali e sociali. Nonostante questo, abbiamo dovuto prendere atto della impercorribilità di una strada comune che per noi era il presupposto per essere presenti in questa tornata elettorale con una proposta solida per la città di Parma”. Anche in questo caso, dunque, guai a parlare di débâcle.

In realtà, però, non c’è da stupirsi. Parma non è l’unica città in cui il M5S si prenderà una pausa di riflessione. Sarà così, infatti, anche in altri centri cittadini urbani come Verona e Belluno. E altrove? I Cinque stelle ci sono, ma di lato. È così a Taranto (candidato sindaco l’uscente Rinaldo Melucci), così a Genova (con Ariel Dello Strologo nella difficile impresa di sconfiggere il sindaco uscente Marco Bucci).

La vera partita, però, si giocherà in Sicilia, uno degli storici granai di voti per i pentastellati. Bastano pochi numeri per capire l’involuzione elettorale: su 120 comuni al voto, salvo cambi dell’ultimo minuto, troveremo il simbolo del M5S solo a Palermo, Messina e a Scordia, in provincia di Catania. Basta. Il quasi 50% di voti raggiunti alle politiche del 2018 è un lontano ricordo. Certo, resta la partita delle regionali, sulla quale ancora tutto è da capire e decidere.

Al momento la proposta di Dino Giarrusso di primarie prima interne e poi di coalizione pare non abbia raccolto molti proseliti, pur essendo l’unica più affine allo spirito pentastellato della democrazia orizzontale. Vedremo cosa accadrà. Ma, per carità, nessuno parli di débâcle.